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Una risposta a Mastrolia

Caro Nunzio, la tua risposta mi ricorda l’adagio giuridico latino: causa causae est causa causati.

Nelle società organizzate, dopo Atene, all’origine vi è sempre la politica: nella polis andropos esti politicos. Ma dentro questo quadro vi sono vari gradi e livelli di responsabilità. Dunque, teniamo in disparte la politica, lo Stato, la legge e chiniamoci ad esaminare i processi socio-economici che nel quadro di quella Politica, di quello Stato, di quelle leggi si svolgono concretamente. Indubbiamente la decisione di lasciare il mercato senza freni – laissez-faire – è della politica, cioè della classe che ha il dominio (nel senso gramsciano), ma in quel quadro ci sono azioni e reazioni di “secondo livello” che formano la trama e la dinamica della vita quotidiana.

Facciamo un esempio. Il Governo – la politica – aumenta le tasse; e l’aumento delle tasse produce una crisi recessiva. La causa è l’aumento delle tasse e solo indirettamente della politica generale del governo.

E veniamo a noi. Io non sono favorevole a restrizioni del libero mercato; credo a un libero mercato che sia, spontaneamente o perchè stimolato, al servizio dei fini democraticamente decisi dalla maggioranza. Credo al “libero mercato in democratico Stato”. Non vi è opposizione: o Stato o mercato, ma collaborazione: stato e mercato.

Dunque non sottilizziamo sulla causa prima e dedichiamoci a difendere le nostre idee socialiste. Del resto, come spesso accade, noi polemizziamo ma non ci accorgiamo di essere d’accordo.

Giuseppe Tamburrano

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