Ha vinto Hollande. com’era previsto e prevedibile: la sua figura pacata di socialista “moderato” che può intercettare i voti dell’elettorato di centro deluso dalla presidenza Sarkozy, ha avuto la meglio su Martine Aubry, segretario del PSF, schierata su posizioni più a sinistra.
Si pensava che la Aubry, più di Hollande, avrebbe potuto ottenere i voti che gli elettori avevano dato al primo turno ad Arnaud Montebourg, che con il suo 17% è stato la vera sorpresa del primo turno delle primarie socialiste, ma così non è stato.
Montebourg ha basato la sua campagna sulle paure legate all’espandersi della crisi economica e sociale, proponendo, non senza un filo di populismo, l’ingresso nei CdA delle banche di rappresentanti dello stato e dei risparmiatori con diritto di veto, una forte tassazione sulle transazioni finanziarie e, la norma che ha fatto più discutere, un ritorno al protezionismo in campo industriale con il divieto, se non dietro esplicita autorizzazione pubblica, dell’acquisto da parte di capitali esteri delle aziende francesi strategiche e l’applicazione di severe sanzioni verso le industrie, soprattutto le multinazionali, che delocalizzano la loro produzione all’estero, a scapito dei lavoratori francesi.
Ma al momento si schierarsi per uno dei due candidati, dopo aver mandato tramite le colonne di Libération, una lettera aperta a Hollande e Aubry, nella quale prometteva il suo appoggio a chi si fosse reso disponibile a discutere del suo programma, ha deciso di scegliere il candidato che aveva più possibilità di battere Sarkozy.
Speriamo che questa idea di sfondare al centro non si riveli illusoria, come spesso è capitato, soprattutto in Italia, dove la scelta di non stare “troppo” a sinistra, ha portato a innumerevoli e cocenti sconfitte.
Alfonso Isinelli
