Nella vicenda della Lega Nord colpiscono certamente i fondi neri, l’uso spregiudicato di denari pubblici, le spese della Grande Famiglia accollate a noi contribuenti proprio dalla forza politica che aveva fatto dell’Onestà una delle proprie bandiere rispetto a “Roma ladrona” e ai partiti tradizionali. A me colpisce molto, ancor di più, la estrema pochezza, la disperante mediocrità della classe dirigente leghista. A parte alcuni sindaci che erano o che sono diventati personaggi interessanti, la selezione della dirigenza leghista (quando c’è stata selezione visti i comportamenti del Grande Capo nei confronti del figlio) ha dato risultati lontanissimi dalle attese presso che mitologiche. Non sappiamo ancora se Rosi Mauro si sia macchiata di reati (per ora non è neppure indagata). Abbiamo però tutti quanti davanti agli occhi la scena tragicomica di quella seduta del Senato da lei presieduta con un impeto decisionista pari alla sua totale imperizia regolamentare. Come abbiamo davanti agli occhi il grande cappio esposto anni fa a Montecitorio, il dito medio o i continui “vaffa” del Senatùr a giornalisti e contraddittori, la generale sbracatura di una compagine parlamentare mai vista nella storia unitaria del Paese. Ma poi, ricordate un solo disegno di legge importante “prodotto” dai leghisti, un solo progetto federalista per l’Italia dopo quello pensato, anni fa, da Gianfranco Miglio o un dibattito di qualche rilievo avvenuto al Parlamento leghista di Mantova (c’è ancora?)? Ricordiamo invece benissimo le targhe dei due Ministeri decentrati alla Villa Reale di Monza alla presenza di una ministra berlusconiana nota per le calze autoreggenti esibite da Vespa e per il suo sviscerato amore per gli animali. Un grande inganno, un colossale abbaglio nel quale però sono caduti milioni di elettori del Nord. Anche quando Bossi era diventato il solo vero permanente alleato, la colonna portante anzi di Berlusconi e del berlusconismo, cioè del governo più accentrato e accentratore.
Vittorio Emiliani
