E’ simpatico, è intelligente, è piacevole ed è preparato. Questa è l’impressione che mi ha fatto Renzi nella trasmissione de “La 7”, Piazza Pulita. L’appello ai “delusi di Berlusconi” l’ha messo bene: non per fare le scarpe a Bersani ma per portare voti al PD. Evidentemente Bersani ha male ai piedi perchè l’appello mira soprattutto – e diciamo pure “anche”- a fare le scarpe al segretario: due piccioni con una fava.
Il PD sta studiando regolamenti per impedire che le truppe cammellate di destra partecipino alle primarie per favorire Renzi. Ma non è agevole perchè restringere il voto alle primarie vuol dire restringerlo anche alle elezioni. Ed il dilemma è: sperare di vincere con Renzi o temere di perdere con Bersani?
Fin qui siamo alle schermaglie elettorali con la considerazione che non sappiamo con quale legge si voterà: forse con una legge che renderà ininfluente la vittoria alle primarie per la conquista elettorale della Presidenza del Consiglio.
Comunque il successo di Renzi nella corsa con Bersani, se non lo fa automaticamente premier, lo rende leader del partito.
E questo è il punto non affrontato. Che cosa fa del PD la leadership eventuale di Renzi?
Renzi snocciola riforme ma non parla della Riforma: che cosa vuol fare del PD, un partito che è un coacervo di correnti e proposte – più correnti che proposte. Saremmo tentati di dire “nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province ma bordello” (e più bordello che partito)
Quel che manca a Renzi è proprio questo: la leadership. Nella lunga trasmissione di Piazza Pulita non ha esposto un idea sul modello di partito che ha – se l’ha- in mente. La parola “socialismo” non è mai uscita dalla sua bocca: per rifiutarlo, per riformarlo, insomma per tener conto che è patrimonio del PD.
Come dovremmo definirlo il partito di Renzi? Di sinistra o di centro? In quale famiglia europea si collocherebbe? La verità è che Renzi con il suo pragmatismo ha reso il PD ancora più indecifrabile nella sua identità. Renzi è molto bravo, ma non è un leader; non ha un progetto, un’idea, un fine. Il suo orizzonte è il pragmatismo, è il potere per il potere. Non per nulla ha dichiarato che se non è candidato premier, non ha alcun interesse per la segreteria del PD.
Renzi ha un bel problema, che vinte le elezioni trovi la poltrona di Palazzo Chigi occupata da Monti. Credevo di averle viste tutte, ma questa non la immaginavo. Monti si dichiara disponibile ma rifiuta di candidarsi (e potrebbe farlo essendo già Senatore a vita?) E’ una stranissima situazione: si tengono le elezioni politiche, normalmente un partito o una coalizione vince e indica il leader. Qui il leader già c’è.
Che cosa succede se vince Bersani? E’ probabile che il Capo dello Stato gli dia l’incarico e il “sono pronto a tornare a Palazzo Chigi se me lo chiedono” di Monti, passa alla cronaca come una pura velleità.
Giuseppe Tamburrano
