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Un assurdo attacco contro lo stato sociale

Sulle colonne del “Corriere della Sera” del 2 gennaio Piero Ostellino ha lanciato un’offensiva totale contro lo Stato sociale, così argomentando:

“Lo Stato che assiste il cittadino dalla culla  tomba è, anche e, forse soprattutto quando è efficiente :1 ) un non senso logico ; una forma di paternalismo pubblico che deresponsalizza l’individuo e lo regredire a uno stato semi-infantile ; 3) una macchina costosa che brucia risorse, ingrassa e ingrossa la burocrazia che la gestisce; 4) una mistificazione politica che dirigisti e statalisti utilizzano per comprarsi il consenso elettorale a spese del contribuente –consumatore di beni sociali che potrebbe produrre l’iniziativa  privata ”.  E ha aggiunto che un siffatto  ordinamento politico-giuridico “non regge alla prova empirica della realtà , dei fatti diligentemente raccontati”.

Sorprende – e molto dispiace – che un giornalista intelligente e documentato come Ostellino proceda nella  sua critica del modello socialdemocratico sistematicamente ignorando che il capitalismo centrato sul mercato autoregolato – di cui egli tesse l’apologia —  è stato sottoposto a una critica serrata dai più autorevoli rappresentanti dell’attuale cultura liberale.

Il popperiano Soros ha scritto tre massicce monografie  e decine di articoli   con cui  ha analizzato l’intrinseca assurdità del sistema difeso da coloro che egli  ha felicemente battezzato “i fondamentalisti del mercato”.  Un liberale assai moderato come  Luttvak ha “diligentemente ” documentato gli sconci morali della “dittatura del capitalismo americano”  , fra i quali 45 milioni di cittadini senza assistenza medica ! Sempre un liberale , Krugman , ha calcolato che se l’America adottasse  il modello di Stato sociale istituzionalizzato dai socialdemocratici canadesi , ci sarebbe un notevole risparmio; contemporaneamente , non solo i ricchi ma anche i poveri  avrebbero l’assistenza medica garantita. Un altro autorevole  liberale, il premio nobel per l’economia Stiglitz , ha elogiato il modello svedese a motivo del fatto che ha saputo coniugare efficienza economia e equità sociale. I liberali Wollman e Colamosca hanno descritto il capitalismo americano, tanto caro a  Ostellino ,  come una Judas Economy . E sempre un liberale, Rifkin, ha definito il compromesso socialdemocratico fra Stato e mercato “la più umana forma di capitalismo mai realizzata”  Infine, il liberale Dahrendorf non ha esitato ad esaltare la creazione dello Stato sociale come la più benefica rivoluzione culturale dell’intera storia dell’umanità.

Luciano Pellicani

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