Su una modesta lapide vi è scritto: “PSI 1892-2013”. Tra l’altro si legge: alle elezioni del 18 aprile 1948 il PSI, che aveva conquistato due anni prima il 21 per cento dei voti, si presentò in una lista unica col PCI e fu semplicemente falcidiato, tanto che qualche deputato gli fu prestato dal partito “fratello”. Ma sopravvisse e recuperò la sua autonomia nel 1956 e scrisse grandi pagine negli anni successivi soprattutto con Nenni prima e dopo con Craxi.
Errori di quest’ultimo e una campagna concentrica specie del PCI e di grandi testate che sostennero la persecuzione degli Ingroia di turno lo portarono vicino alla scomparsa con disonore.
Ma un simulacro sopravvisse: male. Però, finchè c’è vita c’è speranza. Ora l’uccellino verde del vaso di Pandora ha preso il volo ed è andato a morire nelle liste del suo ex persecutore, il PD. Liste nelle quali ci sono alcuni nomi di “socialisti” che finiranno con l’arruolarsi e c’è anche, incredibile dictu!, il nome di Bobo Craxi! Ma non c’è nessun simbolo, nessun contrassegno che indichi la qualità di “socialisti” dei pochi candidati. Così scomparve definitivamente l’ultimo lembo del grande partito.
Per aggiungere la beffa al danno, Bersani ha aiutato Tabacci a mettere su una listarella “democristiana” che è coalizzata con il PD e che compare sui media.
Mi chiedo se vi può essere uno straccio di ragione politica per questa decisione. E con tutta la buona volontà non la trovo. E’ un suicidio per ascendere al paradiso di un Parlamento che più screditato non potrà essere.
Che faranno i – tanti – socialisti che si portano con dignità il loro orgoglio e la loro pena?
Che fine farà quel simbolo che pur ottenendo l’1 per cento dei voti nei sondaggi c’era? Lo troveremo a Porta Portese in vendita per i cultori di anticaglie?
De profundis!
Giuseppe Tamburrano
