Non sono passati nemmeno cinque mesi e la segreteria Bersani e’ riuscita a perdere il biglietto della lotteria. Campagna elettorale mediocre e presuntuosa, tre milioni di voti persi nelle urne, il tentativo di formare un governo di minoranza inseguendo fino all’umiliazione in streaming il M5S, urlando “mai con Berlusconi”. E ciliegina sulla torta la disastrosa gestione dell’elezione del Presidente della Repubblica: prima Marini, frutto della convergenza, ora si, con il PDL, buttato in pasto agli ignari gruppi parlamentari democratici, che l’hanno apertamente bocciato. Poi Prodi, acclamato da tutti la mattinata, abbattuto dieci ore dopo da più di 100 franchi tiratori. Mentre la proposta di Grillo, inseguito da due mesi, di eleggere Rodota’ al Colle, viene rispedita al mittente, non si capisce bene perché.
Oppure si che si capisce: il PD e’oggi un partito balcanizzato in 5-6 gruppi, che agiscono da soli o accordandosi per eliminare singoli nemici, senza alcuna strategia, compreso l’acclamato rottamatore Renzi.
Bersani ha finalmente preso atto e si è dimesso: cosa succederà adesso, nella sinistra italiana non si riesce ad intravedere. Ma non pare essere nulla di buono.
Alfonso Isinelli
