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Il pessimismo della ragione, l’ottimismo della volontà

La prima cosa che mi è piaciuta in questo governo è vedere il Presidente del Consiglio entrare a Palazzo Chigi e al Quirinale alla guida della sua auto personale, una Fiat Ulysse. La seconda cosa è il colore della pelle del ministro Cécile Kyenge.

E poi, soprattutto il vigore e il rigore dell’ottantasettenne Giorgio Napolitano che è riuscito, minacciando di piantare baracca e burattini (mai espressione è stata più appropriata) a far nascere il governo. Quel che sarebbe accaduto se l’opera di Napolitano fosse fallita sarebbe stato il peggio del peggio: scioglimento delle Camere, voto anticipato col Porcellum, Napolitano si dimette, Berlusconi vince le elezioni. Prospettive da incubo. Dunque male minore?

Che cosa riuscirà a fare questo governo? Mi auguro che il ministro Giovannini ricordi ai colleghi le cifre – crescenti – della disoccupazione, della povertà delle famiglie, dei negozi e delle imprese che chiudono e che Letta e Bonino ottengano all’Europa, o meglio dalla Germania, un allentamento del rigore finanziario.

A chi gioverà questa inedita coalizione, al PD o al PDL? Spero che giovi in primo luogo all’Italia e agli italiani. In secondo luogo mi pare che il PD sia entrato diviso e frustrato e con sintomi di rotture interne, mentre il PDL vi è entrato tranquillo. Temo che le cose che il governo farà daranno a Berlusconi argomenti per imputarsele, a cominciare dai provvedimenti sull’IMU.

Il prevedibile declino del Movimento5Stelle (cominciato nelle elezioni in Friuli Venezia Giulia, ove in parallelo è crescente l’astensione) che sarà in parte inglobato nella routine parlamentare e perderà consensi se la maggioranza adotterà le preannunciate misure di moralizzazione della vita pubblica, e la nuova legge elettorale riporteranno verso Berlusconi molti voti persi nell’astensione o nel voto a Grillo (già i sondaggi danno il PDL in ripresa).

Che farà la sinistra? Da come si mettono le cose temo errori. Ha già cominciato Vendola dissociandosi dal PD: che cosa vuol fare con il suo 3%? Ha chiesto di entrare nel Gruppo socialista a Strasburgo. Ma anche i comunisti a loro tempo entrarono in quel gruppo, grazie alla mediazione di Craxi e così – come osservò nel suo cinico sarcasmo D’Alema – erano socialisti a Strasburgo ma appena attraversavano le Alpi tornavano comunisti, anche se camuffati.

Ma quando la “sinistra” capirà che quello che manca all’Italia è un autentico partito socialista rigorosamente di sinistra, all’altezza dei grandi problemi del mondo contemporaneo e della crisi strutturale del capitalismo finanziario globalizzato?

Il mio è il pessimismo della ragione: ma c’è sempre l’ottimismo della volontà se ci mobiliteremo.

Giuseppe Tamburrano

 

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