Non appena è stato rieletto Presidente della Repubblica, ha inviato i partiti a prendere atto che i numeri emersi dalle urne dicevano, con la loro muta eloquenza, che c’era solo una via per uscire dalla drammatica crisi in cui si trovava il nostro Paese e che questa poteva essere imboccata alla tassativa condizione : che la Sinistra si liberasse della visione demonizzante del partito di Berlusconi e che finalmente accettasse uno dei principi essenziali della democrazia liberale: il principio secondo il quale esistono “avversari”, non già “nemici” da screditare con tutti i mezzi.
Un principio che una parte della Sinistra – quella potentemente influenzata dalla concezione marxleninista della politica come guerra di annientamento del Nemico Assoluto — ha sistematicamente calpestato. E’ accaduto, così, che alla “guerra civile” fra il “partito proletario” – leggi : il Pci – e i “partiti borghesi” , che ha dominato la scena nazionale durante i decenni della Guerra fredda , si è sostituita la “guerra civile” fra il “partito dei virtuosi” e il “partito dei corrotti”. Una contrapposizione tipica della cultura politica giacobina, che nulla ha a che vedere con la cultura politica dell’Internazionale socialista.
Grande, quindi, è il significato “pedagogico” del messaggio lanciato da Napolitano. Un messaggio che, se verrà convenientemente metabolizzato dal Pd, contribuirà non poco a “normalizzare” il funzionamento della nostra democrazia . La quale, per l’intanto, ha una sola via davanti a sé: un governo di tregua capace di centrare due obbiettivi. Il primo: la ripresa della crescita economica, condizione indispensabile per combattere la disoccupazione che ha assunto dimensioni allarmanti . Il secondo: una riforma costituzionale che elimini il più grave dei difetti dell’assetto istituzionale della Repubblica: l’assurdo bicameralismo.
Tutto ciò non significa la cancellazione della distinzione fra Destra e Sinistra. Essa non ha certamente perso la sua rilevanza politica, sociale e culturale. E questo perché non è affatto vero che oggi nel mondo occidentale domina il pensiero unico. Sulla scena ci sono almeno due modi di concepire il capitalismo: quello socialdemocratico e quello neoliberista. Il futuro della civiltà in cui e di cui viviamo molto dipenderà dall’esito del conflitto fra questi due paradigmi. Avremo un ulteriore sviluppo democratico, se prevarrà il primo.
Luciano Pellicani
