-di CESARE SALVI –
Un bel sogno ha fatto il compagno Tamburrano (leggi articolo…)Un’Italia senza Berlusconi, con una destra minoritaria, guidata da Storace e Santanchè, un mite centro con Alfano e Fioroni, una sinistra unita intorno al PD, che prende il nome di Socialismo europeo e si impegna alla ricerca di vie d’uscite avanzate alla gravissima crisi economica e finanziaria.
Io invece ho avuto un incubo. Berlusconi esce dal governo e organizza un’agguerrita destra populista. Il governo Letta-Alfano va avanti nell’attuale modo scombinato, ossequiente alle prescrizioni europee e impegnato a cambiare la Costituzione nel tentativo di distrarre l’attenzione dalla drammatica crisi economica e sociale. Il PD, guidato da Renzi (che Eugenio Scalfari, forse esagerando, ha chiamato un avventuriero) organizza il congresso del PSE ma non vi aderisce, e prosegue piuttosto nella via dell’innovazione, intesa come sradicamento dalla storia della sinistra italiana e dei suoi valori. Intanto 5 stelle avanza, e vince le elezioni europee. Spero che sia più veritiero il bel sogno di Tamburrano del mio incubo. Intanto, anche io mi sono svegliato, e nemmeno io andrò a votare alle primarie.
Ma, nemmeno io, nel mio piccolo, mi rassegno. E’ mai possibile che in questo paese, nel quale la sinistra (PCI, PSI, ecc.) era arrivata ad avere il 50% dei voti, ma era bloccata dal quadro internazionale, oggi che quel quadro internazionale non c’è più sia praticamente inesistente?
Sintomatico il dibattito in corso nel PD. Come da vent’anni per spiegare tante sconfitte (sia elettorali, sia di governi come quelli di Prodi e D’Alema) sempre più si ricorre alle categorie del complotto e del tradimento che avrebbero affossato progetti altrimenti meravigliosi. Gli scambi di accuse reciproche sono sempre meno velati. D’Alema affossò il progetto di Occhetto, ancora D’Alema e Marini quello dell’Ulivo e il governo Podi 1, Veltroni prima il governo D’Alema e poi il Prodi 2, poi un nutrito gruppo dirigente il progetto del Lingotto di Veltroni, Renzi e ancora D’Alema, con la carica dei 101, quello di Bersani… e non è ancora finita.
Questo dibattito mi sembra un gigantesco alibi collettivo. Nessuno di questi protagonisti si domanda se per caso non ha sbagliato lui, perché il suo progetto non ha convinto nè il “gruppo dirigente” né, soprattutto, gli elettori, con un saldo netto negativo, in vent’anni, di oltre diecimilioni di voti.
Chi si ponesse questa domanda dovrebbe forse rispondersi che la spiegazione sta nella rinuncia, di tutti e di ciascuno, a proporre al paese quel progetto di cui nell’ultimo ventennio c’è stato, e oggi più che mai c’è, la necessità: il progetto di una sinistra unita, socialista, di governo ma non subalterna, che ridia voce e speranza anzitutto al mondo del lavoro, e in genere alle preoccupazioni, al disincanto, alla rabbia di milioni e milioni di italiani che non vanno più a votare.
Appunto, il sogno di Tamburrano!
Cesare Salvi

