Dagli scritti e dalle dichiarazioni recenti di dirigenti ex comunisti italiani si capisce una cosa soprattutto: l’ossessione di molti di loro era il Psi, non soltanto Bettino Craxi, ma il Psi, insomma l’ossessione era di morire socialisti. Adesso rischia di toccargli una specie di riserva indiana nella quale “morire democristiani” (o giù di lì) oppure una scissione, temo patetica…Chi si ricorda oggi della Cosa 1 e 2? Nel 1994, dopo che Massimo D’Alema in una riunione di parlamentari Progressisti al Residence Ripetta (conservo una specie di verbale), ha fatto cadere la possibilità di un gruppo parlamentare federato della sinistra, passano mesi in una situazione di stallo totale. Del Turco, Boselli, La Volpe e altri costituiscono un gruppo socialista. Altri, fra i quali io, seguono Valdo Spini nella creazione di un gruppo laburista sperando di promuovere una sorta di articolata unità. Infine si tenta alla Sala della Lupa di Montecitorio la resurrezione di una vasta alleanza: ci sono D’Alema, Zani, Folena, mi pare, Spini (col quale, come ho detto, abbiamo messo in piedi un gruppo laburista insieme a Mattina, Pericu, Giacco e altri), Boselli, Del Turco. D’Alema sembra risoluto a lanciare una sorta di PSE italiano. Mi scappa di dirgli: “Se sei deciso a farlo, fallo però con tutte le trombe e i tamburi, in una grande assemblea europea con Mitterrand. Gonzalez, Soares e tutti gli altri..” Mi fermo perché mi gela con una espressione del tipo “e questo chi è? cosa vuole?” La seconda riunione non si svolge più a Montecitorio, bensì al Bottegone (e la scelta, di per sé, non è delle più fini). Massimo D’Alema non c’è (il segnale ci suona negativo), presiede il bolognese Mauro Zani il quale esordisce: “Compagni, la Cosa è soltanto una delle possibili opzioni…” Ho capito, salutato e preso la porta. Lì forse muore l’ultima possibilità di dar vita ad un PSE italiano, ad una socialdemocrazia di taglio europeo.
Vittorio Emiliani
