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Un personaggio senza macchia

-GIUSEPPE TAMBURRANO-

Berlinguer ha ricevuto nuove celebrazioni ad opera di Veltroni (il quale a suo tempo dichiarò di non essere stato mai comunista, ma solo berlingueriano).
Un bilancio oggettivo ci propone un Berlinguer complesso.

A parte le sue qualità personali (ho fatto con lui un viaggio e sono rimasto profondamente colpito dalla sua modestia e dalle sue doti di umanità), il bilancio politico del leader comunista è fatto non solo di luci.
Volle sfidare Craxi (che giudicava “pericoloso” per la democrazia) sulla scala mobile e respinse tutti i tentativi di mediazione che il leader socialista gli propose anche sottobanco. E “res mirando populo” fu sconfitto. Si è battuto a fondo contro l’installazione dei missili a Comiso che avevano una funzione deterrente contro i missili sovietici puntati contro l’Europa ed è stato perdente.
Nel caso Moro fu contro ogni trattativa “umanitaria” con i terroristi con una intransigenza più dura di capi democristiani come ad esempio Fanfani.
Dichiarò a Pansa che accettava lo scudo della Nato: mi sento più sicuro da questa parte – aggiungendo che restava solidale con l’URSS nella sua lotta contro l’imperialismo: solidale con chi costruiva quella minaccia che lo indusse a collocarsi dietro lo scudo della Nato.
Non ha dato un serio contributo teorico all’evoluzione della dottrina comunista: il “compromesso storico” era il paludamento ideologico di una proposta di alleanza unitaria a due PCI-DC.
Fu amato dal suo popolo che si raccolse in una immensa folla attorno al suo feretro. Io avrei fatto come Pertini che condusse la salma a Roma nel suo aereo presidenziale. La sua fu una morte eroica, vittima del suo impegno politico: quando sul palco di Padova cominciò a sentire i sintomi del malore non smise di parlare, volle condurre a termine il suo compito: eroicamente.
Personaggio umanamente affascinante, politicamente discutibile, di cui resta il ricordo di un uomo senza macchia.

 

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