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Un passato che non ritorna

-GIUSEPPE TAMBURRANO-

Giuseppe Civati è un esponente della sinistra PD. Ha scritto un libro, un bel libro, per Einaudi: “Qualcuno ci giudicherà”: chi?  La mia risposta – la mia non la sua – è: la classe lavoratrice, chi ha creduto e crede nel socialismo: parola che non compare nel libro.  Vi compare la parola “sinistra”. Civati si duole che “non si afferma una sinistra rispetto alla destra”. Ma la “sinistra” di Civati non ha nulla a che fare con la sinistra storica, col socialismo.

Ci sono nel libro temi importanti come l’immigrazione clandestina, la “conversione ecologica”, il “ritorno alla terra”.

E poi: “Dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo”.

Questo è il succo di un libro di sinistra che vuole fare i conti con il modello di moderno partito di sinistra. Ma non fa i conti con la sinistra da cui proviene, da cui è nato il suo partito. Non c’è Marx e non c’è Berlinguer; non c’è il PCI.

Non c’è la classe lavoratrice e non c’è la lotta per una nuova società. Insomma secoli di sinistra, di lotte, di pensiero scompaiono.

Pensavamo – e meglio ci hanno fatto credere – che il PD fosse l’erede del PCI. Civati questa eredità non la menziona neanche, nemmeno col beneficio d’inventario.

E io mi chiedo: è possibile che si dileguino due secoli di lotte che hanno elevato il proletariato a soggetto paritario della società e tenuto vivo col pensiero e con l’azione il progetto di un mondo nel quale “la libertà di ciascuno è la condizione per la libertà di tutti “? (Carlo Marx).

E pur condividendo molti pensieri di Civati osservo che manca l’essenziale: il socialismo.

E se questo ritorno al futuro non parte da lì, dal PD, può partire da quei fuochi fatui socialisti che sono i tanti gruppuscoli che tengono viva la fede, ma sono separati rami “monadi senza porte e senza finestre”?

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