Le analisi sociologiche della Modernità si possono raggruppare in due grandi famiglie : quella di coloro che la condannano come un sistema perverso che alimenta il più dissennato ed esiziale consumismo ( Bauman, Latouche , Gorz , ecc. ) e quella di coloro che, alla rovescia, la esaltano come la più grande e benefica rivoluzione dell’intera storia dell’umanità. A quest’ultima famiglia appartiene senz’altro La società a costo marginale zero di Jeremy Rifkin.
Dopo aver sottolineato con grande vigore il fenomeno della “produttività estrema” generata dalla spettacolare lievitazione dell’efficienza termodinamica — grazie alla quale si intravede l’avanzata verso l’orizzonte di costi marginali quasi zero e di beni e servizi quasi gratuiti –, Rifkin concentra il fuoco della sua analisi sulle forme istituzionali che la società occidentale assumerà nei prossimi decenni. La sua tesi centrale è che sono già in atto processi tecnico-economici di tali dimensioni e di tale profondità che si può senz’altro affermare che siamo alla vigilia di un epocale cambio di paradigma. Il quale sarà caratterizzato dalla diffusione, già in atto, della figura del prosumer , cioè di colui che è al tempo stesso il produttore e il consumatore della propria energia verde. Il che significa che l’allarmismo apocalittico dei eco-crociati altro non è che una nuova versione dell’ossessione anticapitalista che da sempre ha caratterizzato quelli che Marx chiamava “gli alchimisti della rivoluzione”, in permanente e trepida attesa dal collasso catastrofico del sistema.
Il futuro che Rifkin intravede è di segno opposto a quello, minaccioso , degli eco-crociati. Il gioco – egli afferma con la massima decisione — sta passando nelle mani di milioni di piccoli imprenditori e di proprietari di abitazioni che stanno diventando i protagonisti della transizione verso l’era delle energie rinnovabili . Contemporaneamente, si stanno moltiplicando quelli che Rifkin chiama Commons e che descrive come situazioni di condivisione comunitaria , le quali prevedono sanzioni e punizioni per imporre il rispetto dei protocolli di gestione concordati.
Tutto ciò significa che le società industriali avanzate si stanno muovendo verso la coesistenza fra l’economia di mercato e l’economia di piccoli gruppi . Significa, in altre parole, che ” mercato capitalistico e Commons collaboratori coesisteranno – ora operando in modo sinergico , ora ponendosi in competizione o addirittura in contrapposizione – ma quale dei due modelli di gestione finirà per prevalere e quale sarà invece costretto a diventare una forza di nicchia dipenderà in gran parte da quale infrastruttura la società deciderà di realizzare”.
