Molti anni or sono lasciai, su richiesta del vice segretario del PSI, Claudio Martelli, la responsabilità culturale per un “fisiologico ricambio”. Martelli mi chiese a quale incarico pubblico io aspirassi. Gli risposi che non mi interessava una poltrona, ma chiedevo al Partito di conferire la somma necessaria a dare vita ad una fondazione culturale. Cento milioni di lire erano “spiccioli” e Martelli fu lieto di risolvere il problema così agevolmente.
Il patrimonio culturale era costituito dalle carte e dai libri di Pietro Nenni e così il 17 aprile 1985 Giuliana Nenni, Cesare Tomassi (marito di Luciana), Massimo Severo Giannini, Giuliano Vassalli, Claudio Martelli ed io demmo vita, nello studio del notaio Panvini, alla Fondazione Pietro Nenni.
Irritammo subito Craxi perché promuovemmo la prima manifestazione in collaborazione con il Centro studi per la riforma dello Stato diretto da Pietro Ingrao. Davanti a un pubblico che straripò dalla sala grande del Residence Ripetta nella strada, discussero il tema “L’unità della sinistra”, relatore Norberto Bobbio, esponenti comunisti e socialisti, rappresentanti delle Fondazioni Ebert, Otto Bauer, Pablo Iglesias, dell’Istitut socialiste études e récherches, del New Statesman. Tramite Gennaro Acquaviva mi pervennero le critiche di Craxi.
Per trenta anni la Fondazione, ricca di documenti e di libri, ha svolto, con scarsi fondi, ma grande impegno in convegni e pubblicazioni la sua opera per illuminare l’opera svolta da Pietro Nenni e dal PSI per la difesa e lo sviluppo dei valori socialisti. Siamo andati avanti, privi di mezzi adeguati (il PSI, a parte lo stanziamento iniziale, è stato molto avaro con noi!) ma ricchi di passione.
Il 31 marzo mi sono dimesso per “ragioni di età”, commosso dalle parole lusinghiere che Mauro Ferri ha voluto dedicarmi: su mia proposta ha assunto la presidenza un socialista doc, Giorgio Benvenuto. La Fondazione vive, anche se tra mille difficoltà.
Resta aperto il problema del socialismo. La Fondazione, nei limiti istituzionali ed economici, non ha potuto fare molto per unire i tanti socialisti dispersi sul territorio. Abbiamo dato vita ad un’Associazione di amici della Fondazione Nenni che è stata per breve tempo una struttura della “sinistra di governo”. Personalmente ho cercato di unire circoli, club, sezioni. Ho viaggiato, ho ascoltato, ho parlato, abbiamo fatto qualche riunione di redivivi coraggiosi. E il tutto si è spento.
Di circoli, club, associazioni ce ne sono in Italia: molti nascono e muoiono, altri sono chiusi in se stessi, senza porte e senza finestre come le monadi di Leibniz.
Ho partecipato ad alcune di queste iniziative (qualcuna si è tenuta nella sede della Fondazione). Se questi compagni non capiscono che debbono collegarsi, unirsi, fondersi, elaborare una ideologia e una strategia all’altezza dei tempi presenti, prendendo idee dai tanti autori italiani e stranieri che avvertono la maturità di un processo di rinnovamento, se non lo capiscono le loro iniziative saranno fuochi fatui. E la sinistra, cioè la lotta per un mondo migliore, dovrà fingere di avere un partito, il PD, e un leader, Matteo Renzi. E a me non resterà che rimanermene a casa con mia moglie Gianna, che tanto ha dato alla Fondazione ed ora si dedica alle opere di solidarietà, i miei libri, i miei nipoti.
Auguri, Giorgio!
