La cultura delle difese corporative non mi è mai appartenuta. Però mai come in questi ultimi anni e mesi devo constatare che i governi “mettono le mani” nelle tasche di una media borghesia (sempre meno media e sempre più medio bassa) ormai dissanguata, nelle tasche dei redditi fissi in generale, quindi facilissimamente in quelle dei pensionati. Che costituiscono il nerbo dei sindacati, in particolare della Cgil, ma non possono scioperare, ma soltanto protestare e magari “sostenere” figli e nipoti, come e quando possono. Nella vicenda ancora in corso del rimborso degli ingiusti prelievi sulle pensioni si sta pericolosamente teorizzando: 1) le sentenze della Consulta devono tener conto degli equilibri di bilancio e quindi dei vincoli europei (a Palazzo Salviati dovrebbe magari sedere in permanenza un rappresentante della Troika o della signora Merkel, tanto per risparmiare tempo e carte), lo ha detto ieri il ministro Padoan che sarà un fine economista ma che come giurista vale meno del fruttivendolo bengalese che abbiamo sotto casa; 2) le sentenze della Consulta si possono rispettare a metà, per un terzo, magari per un decimo, come nel caso di questi “gettoni” chiaramente pre-elettorali. Ormai non si fa più, minimamente, leva sullo spirito civico degli italiani preferendo la via sbrigativa del decidere sulla loro pelle e poi chi s’è visto s’è visto. Lo fecero Amato e Ciampi in anni non remoti e gli italiani risposero positivamente. Oggi forse non lo farebbero. Del resto, vedendo come vengono ogni giorno trattati i greci, i più se ne stanno sgomenti ad attendere la prossima sberla o il prossimo salasso, in silenzio. Magari non vanno più a votare o votano Grillo.
Ma poi, sentite più parlare di lotta all’evasione? No, è più facile spolpare salari, stipendi e pensioni. Fino a quando?
