Site icon

“Cattiva scuola”: assegnazioni provvisorie in ritardo

 

– DI FRANCESCA VIAN –

Fra le nebbie del nord, c’è uno stupendo bambino ipovedente di sette anni. Ha già fatto la prima elementare, e quindi sa che una maestra di sostegno guarderà per lui tutto ciò che i suoi occhi non vedono. La maestra sarà i suoi occhi; gli racconterà il mondo che si affaccia alla vista di tutti, ma non della sua.

Non c’è più la maestra dello scorso anno; era supplente, e il bambino ha dovuto imparare a sue spese cosa vuol dire supplente: vuol dire che non tornerà più.  

Il primo giorno vede in classe una maestra di sostegno: bella, il viso tondo come il sole, parla lentamente come le nuvole che corrono in cielo – e che lui non ha mai visto – ma la mamma gliele ha raccontate; e sa quindi minuto per minuto lo spazio che le nuvole percorrono. Anche se è ipovedente, riesce a vedere che la maestra ha i capelli che si espandono nell’aria: sono corti, ma ondeggiano intorno a lei. La maestra ha un nome di sole: si chiama Aurora. Viene dalla punta più a sud d’Italia: oltre c’è solo il mare. Si chiama come l’aurora: a lui piace.

Ogni giorno chiede ad Aurora se sarà la sua maestra, ma la maestra lo guarda senza proferire parola, con una venata tristezza. Il bambino non può vedere bene il viso della maestra, ma misura la tristezza col respiro e le ombre che si declinano sul viso. E’ come se potesse vedere esattamente la tristezza. Meglio che se ci vedesse. Aurora non è supplente e lui lo sa. E allora perché dovrebbe andare via?

La storia è lunga, ma anche breve.

Ci sono migliaia di insegnanti del sud che sono andati al nord. Non è un problema in sé. Chiunque può affittare una casa e lavorare. Gli affetti lasciati a casa, in qualche modo, se la caveranno. Forse.

Non è tutto qui. Migliaia e migliaia di insegnanti non possono prendere una casa. A migliaia e migliaia di loro, hanno promesso l’assegnazione provvisoria nella loro terra. Quindi nulla è ancora certo.

Stanno in albergo o in un bed and breakfast. Ogni mattina camminano lentamente verso la scuola, e ne escono invece molto in fretta. Corrono al loro bed per attaccarsi a Internet e stare tutto il resto del tempo ad aggiornare la pagina dell’Usp della loro provincia (Ambito Territoriale, prima chiamato Ufficio scolastico provinciale, e prima ancora Provveditorato) e attendere la loro assegnazione provvisoria.

Hanno un movimento compulsivo delle dita: “Aggiorna pagina usp”.

Il ministero non ha detto quando si svelerà l’arcano della loro vita: qualcuno ha accennato a una qualche data, genericamente, come una volta si davano i numeri. Ma è già passata. Sono date che sono date (perdonerete il bisticcio, ma è così) a caso. Inoltre ogni provincia fa da sé.

Altri insegnanti non si sono presentati, se non l’1 settembre per prendere servizio. Un virus settembrino ha scatenato malattie e assenze.

Le assegnazioni provvisorie sono state chieste ad agosto, ma la maggior parte di esse non sono ancora uscite. Il software dovrebbe elaborare migliaia di dati, così come ne elaborava centinaia gli anni scorsi. Ma nulla. A fine agosto ancora nulla. Migliaia di insegnanti si sono mossi, senza conoscere il loro destino: rimarranno lontani oppure torneranno? Non possono affittare una casa, perché non sanno. Fin qui pazienza.

Poi la scuola è cominciata, e qui inizia l’intollerabile: docenti e alunni si sono conosciuti. Fra loro è nato quell’amore strano, che si rinnova di tanto in tanto fra i muri delle classi. Non sempre. Di tanto in tanto.

Per i soldi buttati nel bed, pazienza. Per il dito compulsivo “Aggiorna pagina dell’usp”, amen. Per il mese di angoscia, passerà.

Un giorno, e chi lo sa? usciranno le assegnazioni. Le scuole perderanno alcuni. Chi lo sa? Le segreterie si arrabatteranno a cercarne altri in velocità, a dispetto del preside manager che sceglie, e che “tutto vede e tutto provvede”. Tutto cambierà.

I docenti – pur beffati – se la caveranno. Lasceranno l’albergo. Affitteranno una casa. Oppure – se assegnati – staccheranno un biglietto aereo super costoso e torneranno. Le scuole sopravviveranno. Tutti sopravviveranno.

Ma le assegnazioni provvisorie non dovevano essere fatte ad agosto per non concludersi il 12 settembre. I tempi dovevano essere calcolati con maggiore serietà. Non per i soldi, non per la mamma lontana che piange, non per il papà che accompagna la figlia…

Il ministero non doveva mettere migliaia di persone in questo pasticcio, soltanto per quel bambino ipovedente, che pensa ad Aurora, ma chissà se resterà….

Si possono fare le assunzioni e le roteazioni e le orbite, e anche il surf, e chissà cos’altro nella scuola, ma bisogna rispettarne i ritmi e i tempi. Si poteva anche fare tardi e spostare inutilmente migliaia di persone, ma entro il 12 settembre. Cioè prima di coinvolgere i bambini. Beffare un adulto è un peccato veniale, ma beffare un bambino è un peccato mortale.

La scuola è la forma in cui lo stato si presenta ai bambini, ai ragazzi, ai giovani. Ogni errore è un’ipoteca sul futuro di tutti. Sono errori che non si possono commettere.

Il ministero doveva calcolare meglio il tempo per quel bambino ipovedente di sette anni, che ogni giorno chiede: “Sarai tu la mia maestra, Aurora?”, che per lui è come chiedere “Sarai tu i miei occhi, Aurora? Guarderai per me questo mondo strano e a me confuso, che però a scuola mi chiedono, come se io potessi vederlo nitido? Non posso vedere senza la maestra e vorrei che i miei occhi fossero proprio i tuoi, Aurora, che parli lentamente come le nuvole nel cielo, con i capelli di mare e il viso tondo come il sole”.

Questa è una storia vera. E mille altre non le posso raccontare, ma sono vere anch’esse. E attendiamo con il dito su “Aggiorna pagina usp” e non vorremmo mai avere chiesto l’assegnazione provvisoria, ma la mamma lontana non volevamo lasciarla sola, e ora siamo qui, in piena notte, nella piccola stanza del bed… pieni di colpa, perché nell’uno o nell’altro caso noi feriremo qualcuno, e aspettiamo. E sarà meglio aggiornare la pagina Usp, anche se è notte. Non si sa mai…

francescavian@gmail.com

Exit mobile version