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M5s, il lato oscuro della piattaforma Rousseau

-di FEDERICO MARCANGELI-

Il Sistema Rousseau è la piattaforma online del Movimento 5 Stelle, che consente di svolgere varie funzioni:

Tralasciando i dilemmi morali sulla piattaforma, compresi quelli di un rischio di deriva plebiscitaria (e autoritaria) del movimento (che sta già avvenendo), occorre concentrarsi anche sull’aspetto tecnico.

Il sistema è accessibile ai soli iscritti di lunga data del partito ed è stato distribuito dalla Casaleggio Associati con una licenza “Creative Commons”. Al contrario di quello che molti pensano, questa forma di copyright non esclude la possibilità di lucrare sul programma. Semplicemente è possibile “Condividere, riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questo materiale con qualsiasi mezzo e formato”, senza però modificare l’opera o guadagnarci sopra.
Ciò non toglie al creatore del contenuto la possibilità di farlo. La proprietà intellettuale del sistema è stata ceduta all’Associazione Rousseau dalla Casaleggio Associati S.r.l.
Associazione che ha sede presso la stessa società e di cui si sa molto poco.
In un’inchiesta de “L’Espresso” emerge che anche tutte le donazioni effettuate ai 5 Stelle attraverso il portale arrivino proprio a quella sede. “Non un indirizzo, non una partita Iva, non un nome del responsabile legale dell’organizzazione a cui vanno i soldi.” scrivono Mauro Munafò e Luca Piana.
Nella storia della “democrazia diretta digitale” si sono già sperimentati molti sistemi di questo tipo, quasi tutti open source. Questo vuol dire che il codice sorgente (cioè il codice che costituisce il programma) è pubblico e facilmente “verificabile” da chiunque abbia le competenze necessarie per farlo.

Un interrogativo che sorge quindi spontaneo è: chi controlla il corretto svolgimento delle votazioni attraverso l’OS (operative system) pentastellato? Sempre secondo “L’Espresso” il sistema è gestito in toto dall’Associazione Rousseau, che ruoterebbe attorno ad alcune figure chiave: Davide Casaleggio, Max Bugani, David Borrelli e Pietro Dettori.
Tutti personaggi fortemente legati a Beppe Grillo.
Non metto in dubbio la bontà d’intenti dei quattro, ma un sistema di questo tipo necessiterebbe di una verifica esterna. Un board o una società non collegati direttamente alla testa del Movimento Questo garantirebbe un minimo di imparzialità, permettendo anche a soggetti esterni di saggiare la “democraticità” di Rousseau. Secondo Di Maio però il problema non esiste ed i 5Stelle sono i “precursori di un nuovo sistema di fare politica in cui non c’è nulla di cerchio magico”. In realtà questo cerchio pare proprio esserci, con un ritorno al “fidatevi di noi” tipico delle decisioni dei “vecchi” partiti.

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