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Amministrative, il fallimento elettorale di Matteo Renzi

 

E ora Matteo Renzi dovrebbe mostrare quell’umiltà che non ha mai dimostrato (forse perché questo tipo di virtù non rientra nel suo carattere). Dalle famose elezioni europee del 40 e passa per cento non ne ha azzeccata più una. In virtù della cosiddetta vocazione maggioritaria (illusione autolesionistica anche di Walter Veltroni ai suoi tempi) e galvanizzato da quel lontano successo europeo, il leader di Rignano ha sostanzialmente azzerato le alleanze a sinistra e le ha sostituite, strumentalmente, con strizzatine d’occhio verso il centro e verso la destra. Sperava evidentemente di allargare l’area dei consensi verso quella parte tagliando quelle che lui considerava le ali estreme e ha sbagliato i suoi calcoli.

Mentre lui rinunciava a una politica delle alleanze, i suoi avversari le organizzavano, o chiaramente o sotterraneamente. I ballottaggi hanno confermato quello che era già emerso lo scorso anno: c’è una attrazione fatale tra l’elettorato della destra e il Movimento 5 stelle. Motivi tattici, certo, ma anche evidenti affinità elettive perché è i flussi elettorali, le analisi del voto dimostrano che l’area dell’elettorato di destra all’interno del M5s è ormai molto più ampia di quella che proviene da sinistra, ormai ampiamente minoritaria. Non basta. Strizzando l’occhio a Berlusconi ha rivitalizzato l’ex cavaliere, lo ha utilizzato (e lo utilizza ancora a livello parlamentare) ma alla fine gli ha restituito una agibilità politica che lui utilizza nella maniera a lui più consona cioè cercando quando può l’alleanza a destra nonostante la difficoltà ad abbracciare calorosamente Salvini che accentua troppo il carattere estremista della coalizione e allenta un po’ l’ancoraggio al centro. Nel frattempo, usa lo scambio con il Movimento 5 stelle che di fatto si realizza nelle urne in occasione dei ballottaggi.

Il risultato? La perdita di una roccaforte storica della sinistra come Genova. In generale una tornata elettorale fallimentare. Un vero capolavoro per il Pd di Renzi. Ieri l’ex presidente del consiglio si è dedicato a commentare l’immeritata sconfitta delle ragazze del basket contro la Lettonia. C’è da sperare che ora cominci a dedicarsi alla valutazioni delle partite che lo riguardano più direttamente e che sono decisamente più meritate perché la sua strategia ha portato alla morte di una politica delle alleanze, a una disaffezione verso la sinistra sempre più massiccia che si trasforma in astensionismo (emersa nelle primarie confermata nelle urne), a un vuoto di classe politica perché la famosa rottamazione non ha creato un nuovo quadro dirigente ma solo un grande vuoto che si trasforma nella difficoltà a conquistare il voto di opinione.

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