Site icon

Coronavirus: chi lo ha avuto è immune. Lo comunica Burioni ma arriva tardi perché da tempo è la tesi che sostiene Giulio Tarro

– di PIERLUIGI PIETRICOLA

 

È notizia di qualche ora fa, data via Twitter da Roberto Burioni: chi guarisce dal Sars CoV2 – dai più chiamato Covid 19 – sviluppa gli anticorpi, le IgG (le immunoglobuline di tipo G) e non rischia la reinfezione. Non possiamo che rallegrarcene, tutti. Ma dov’è la novità?

Il problema di questa situazione, da un punto di vista comunicativo, consiste nel fatto che i mass-media hanno una memoria più labile di un pesce rosso. Nel senso che non possono richiamare alla memoria – quando non è conveniente – quello che è stato detto il giorno prima; e non possono sempre dare notizie che siano la stecca nel coro (per usare una terminologia cara a Indro Montanelli). Risultato: le persone non arrivano a conoscere i fatti, hanno idee confuse, non sanno crearsi un’opinione su una data situazione. L’incomprensibilità totale che tutti getta nel panico.

Scrivo questo perché per i canali comunicativi maggiori, televisivi e cartacei, da tempo si dicono – e attraverso voci cosiddette autorevoli – che l’unica cura per il Sars CoV2 (o coronavirus come erroneamente chiamato) sarà il vaccino. E chi ha contratto l’infezione ed è guarito è immune? No. Oppure: non v’è certezza. O ancora: forse per poco tempo e quindi si rischia la reinfezione. Tutti d’accordo nell’affermarlo.

Ma è proprio così? Il mondo della scienza che noi vediamo apparire in Tv esprime certamente quest’unica voce?

A rileggere le interviste di circa un mese fa che su questo blog abbiamo fatto a Giulio Tarro, illustre virologo, pare proprio di no. Ma il Prof. Tarro anche presso altre realtà comunicative – RadioRadio o ByoBlu.com o Centro Suono Sport alla trasmissione Te la do io Tokyo  – sostiene da tempo che la cura per il Sars CoV2 passa per l’immunoterapia praticata attraverso la plasmaferesi: trasfusione di 200ml di plasma ricavato dal sangue dei pazienti guariti dal Sars CoV2. Detto in parole più povere: si usano le IgG di chi è guarito per curare i casi più gravi di infezione da questo coronavirus. È un protocollo che data la sua origine da Pasteur ed in uso per la gran parte delle malattie infettive.

Dov’è, quindi, la novità? Forse nel fatto che, per la prima volta dopo mesi, viene comunicato via Twitter da Roberto Burioni, colui che in questa situazione viene unanimemente considerato – insieme a pochi altri – il canale ufficiale da cui trarre giuste informazioni su questo coronavirus?

Come che sia, il punto è che occorre mettere la salute prima di tutto. E questa passa attraverso la ricerca scientifica di alta competenza.

Ciò che il Prof. Tarro (insieme a pochissimi altri) ha sempre mostrato di avere, con grande spirito di umiltà. E saranno i fatti ad evidenziarlo, come già sta accadendo.

Ma è bene che questo lo si sappia. Soprattutto perché la scienza si basa sulla concretezza dei risultati, non su chiacchiere. E i fatti della scienza sono il frutto di anni di studio e comprovata esperienza.

Per riassumere:

Chi ha contratto il Sars CoV2 (Covid-19 o coronavirus) ed è guarito è immune?

Sì, perché ha sviluppato le Immunoglobuline di tipo G (i classici anticorpi).

Rischia la reinfezione?

No, per le ragioni di cui sopra.

Il plasma dei pazienti guariti, quindi ricco di Immunoglobuline G, può guarire i casi più gravi di infezione da Sars CoV2?

Sì, come ha dimostrato oltre che il Prof. Tarro anche Giuseppe De Donno, direttore di Pneumologia e Terapia intensiva respiratoria del Carlo Poma di Mantova, dove si pratica la plasmaferesi e da un mese non si registrano più decessi.

Questa notizia data oggi e resa ufficiale attraverso il profilo Twitter di Roberto Burioni è una novità?

No, perché Giulio Tarro e pochissimi altri lo sostengono da tempo ma in pochi ne hanno parlato.

Exit mobile version