-di PIERLUIGI PIETRICOLA–
I nuovi focolai di Sars CoV2 che si formano in zone diverse possono causare nuove ondate epidemiche? Sarà utile il vaccino che il ministro Speranza ha promesso distribuirà a spese dello Stato già alla fine del 2020? Quali sono le cifre autentiche sui decessi per e con Sars CoV2? Di questo e altro abbiamo parlato con il Prof. Giulio Tarro, prestigioso scienziato e virologo a livello mondiale.
Prof. Tarro cosa pensa di questi focolai che si stanno creando?
Purtroppo quando ci si trova in condizioni di pandemie come quella da cui siamo appena usciti, è normale si creino dei focolai di infezione dovuti allo stesso agente patogeno. Tuttavia è bene dire che si tratta di focolai semplicemente infettivi; che, cioè, non causano epidemie come quelle cui abbiamo assistito, nostro malgrado, tra Marzo e Aprile scorsi.
E perché?
Innanzitutto perché, come i coronavirus precedenti al Sars CoV2 che hanno fatto il salto di specie – lo spillover –, dopo una prima fase di aggressività segue sempre un periodo di adattamento del virus che potrebbe preludere o a una sua scomparsa definitiva (come avvenuto per la prima SARS e come accadrà anche con il Sars CoV2 per le ragioni che ho illustrato nell’ultima intervista), o a una sua pacifica convivenza con noi ed il nostro ambiente. In secondo luogo perché ormai si sa bene quali possono essere gli estremi dell’infezione causata da questo coronavirus: tromboembolie polmonari, non solo polmoniti interstiziali come erroneamente si è creduto agli inizi. A questo aggiungiamo che abbiamo anche molecole efficaci contro il Sars CoV2 – per esempio l’idrossiclorochina – e protocolli di cura sicuri e formidabili quali la sieroterapia col plasma iperimmune dei pazienti guariti.
Quindi non bisogna aver paura?
Assolutamente no. Anche in ragione del fatto che i protocolli da osservare quando si registrano formazioni di focolai da Sars CoV2 si conoscono: isolarli e mettere in quarantena i pazienti che hanno contratto il virus. Bisogna, in definitiva, stare tranquilli.
In Italia questi protocolli e le cure cui lei ha accennato si applicano?
Presumo di sì. Sarebbe paradossale il contrario.
Perché, secondo lei, qui in Italia all’inizio della pandemia non sono state consentite le autopsie a fronte dei primi decessi risultati positivi al Sars CoV2?
Non era, per la verità, una vera e propria proibizione, ma un suggerimento a non farle per paura di favorire eventuali contagi. Tuttavia è stata una stupidaggine, perché se le autopsie si fossero fatte avremmo scoperto che le persone morivano a causa di tromboembolie; quindi non solo per polmoniti interstiziali e, soprattutto, per altre patologie per niente legate al Sars Cov2. Non ci si può stupire di quanto accaduto, benché grave: se in medicina si cura una cosa per un’altra, anche la patologia più comune – come l’appendicite, per esempio – può risultare fatale.
Quindi il Sars CoV2, se curato in modo idoneo, non sarebbe stato né pericoloso né mortale come ci è stato detto?
Assolutamente no.
E quali sono i dati che ci confortano in questa ipotesi e che dovremmo considerare?
Io non sto a considerare quelli forniti dai giornali e dai media ogni giorno. Quelli sono numeri al Lotto, non dati scientifici. Mi rifaccio a quanto comunicato dall’Iss. Nel bollettino del 21 Maggio scorso, su 3032 cartelle esaminate si è evinto che i deceduti per Sars CoV2, quindi per Covid-19, sono 124. Teniamo presente che stiamo parlando di persone sane; che non presentavano, cioè, quadri clinici generali preoccupanti. Gli altri decessi calcolati sul 95,9% delle 3032 cartelle in oggetto, quelli cioè ‘con’ e non ‘per’ Sars CoV2, avevano un’età media di 80 anni e un quadro clinico altamente compromesso e precario. Come ci si fa a preoccupare? Consideriamo poi anche quest’altro dato: e cioè che su una popolazione totale di 60 milioni, i deceduti per Sars CoV2 sarebbero 1271. Di che parliamo? Ecco: le persone dovrebbero considerare questi dati. E i giornali dovrebbero specificarli invece di dare cifre a caso.
Perché allora la comunicazione giornalistica e mediatica in genere ancora propendono al terrore?
Perché vogliono convincere tutti che in Autunno prossimo ci sarà una seconda ondata.
E ci sarà?
Credo proprio di no. Come ho più volte ripetuto, il virus non ha più un terreno favorevole su cui vivere. O morirà – come presumo, anche sulla base della similarità fra il Sars CoV2 e il beta-coronavirus della prima SARS dimostrata dallo studio scientifico cui accennavo nella nostra scorsa intervista – o si adatterà causando raffreddori o sindromi influenzali non gravi.
Ha fatto bene secondo lei il ministro Speranza a sottoscrivere l’accordo per la distribuzione di milioni di dosi del vaccino per il Sars CoV2?
No. È stato un inutile sperpero di soldi pubblici. Il vaccino deve essere fatto preventivamente, non in conseguenza. Non servirà. Abbiamo già delle cure adatte ed efficaci. Sarebbe bene utilizzarle e in modo più diffuso.
Mi tolga una curiosità: ma se si adottano le misure di distanziamento fisico e di protezione individuale, come è possibile si formino ancora dei focolai infettivi?
Come ho già detto, in coda finale di pandemia è possibile che si vi siano. Però non dobbiamo temerli in quanto si sa come gestirli e perché si tratta di focolai infettivi che non causeranno epidemie.
Questo discorso vale anche per i focolai che si sono formati a Pechino?
Similarità fra quello che avviene in Cina con il nostro caso non si possono registrare: Pechino e l’intero continente cinese hanno dimensioni di gran lunga più grandi di quelle dell’Italia. Impossibile istituire termini di paragone. Comunque non mi preoccuperei di questo nuovo focolaio a Pechino, perché presumo che il decorso clinico sia differente e, in secondo luogo, perché anche in Cina si sa bene come trattare questi nuovi casi di infezione da Sars CoV2.
