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L’evoluzione del genere horror: dalle pagine alla pellicola e il suo impatto sulla società

di Valentina Attili

 

Il genere horror affonda le sue radici nella notte dei tempi, affascinando e terrorizzando il pubblico con storie che esplorano le paure più profonde dell’essere umano. Dalla letteratura gotica del XVIII secolo fino alle moderne produzioni cinematografiche, l’horror ha subito una straordinaria evoluzione, diventando uno specchio delle ansie e delle trasformazioni sociali. Questo articolo ripercorre la storia del genere, analizzando la sua transizione dalla letteratura al cinema e il suo impatto culturale.

Le origini letterarie del genere horror

L’horror nasce nella letteratura come un’espressione del gotico, un movimento emerso nel XVIII secolo che fonde elementi del romanticismo con l’oscuro e il macabro. Uno dei primi esempi significativi è Il castello di Otranto (1764) di Horace Walpole, che introduce molti dei temi caratteristici del genere, come ambientazioni spettrali, presenze sovrannaturali e un senso costante di minaccia.

Nel XIX secolo, il genere si arricchisce di figure iconiche che ancora oggi dominano l’immaginario collettivo. Frankenstein (1818) di Mary Shelley esplora il rapporto tra scienza e morale, ponendo interrogativi sull’ambizione umana e sulla natura del mostro. Dracula (1897) di Bram Stoker codifica il mito del vampiro, dando vita a una creatura immortale che simboleggia il desiderio proibito e la paura della decadenza. Nel frattempo, Edgar Allan Poe contribuisce con racconti macabri e psicologici che pongono l’orrore all’interno della mente umana, inaugurando un filone che avrà grande risonanza nel XX secolo.

Nel primo Novecento, autori come H.P. Lovecraft espandono i confini del genere con il cosiddetto “orrore cosmico”, in cui l’elemento sovrannaturale si fonde con il senso di insignificanza dell’uomo di fronte a forze ignote e indifferenti.

L’orrore sul grande schermo: la nascita del cinema horror

Con l’avvento del cinema, il genere horror trova una nuova dimensione. Già nel 1896, Le Manoir du Diable di Georges Méliès viene considerato il primo film horror della storia, sebbene più vicino al fantastico che al terrore puro. Tuttavia, è negli anni ’20 e ’30 che il cinema horror prende realmente forma con il cinema espressionista tedesco (Il gabinetto del dottor Caligari, Nosferatu), che introduce elementi visivi distorti e scenografie inquietanti per evocare il terrore.

Negli anni ’30, Hollywood abbraccia il genere con i cosiddetti monster movies, grazie alla Universal Pictures: Dracula (1931) con Bela Lugosi, Frankenstein (1931) con Boris Karloff e L’uomo invisibile (1933) sono esempi di un cinema dell’orrore che trae ispirazione diretta dalla letteratura.

Nel dopoguerra, il genere si diversifica: gli anni ’50 vedono il trionfo della fantascienza horror, influenzata dalla paura della guerra nucleare (L’invasione degli ultracorpi, Godzilla), mentre negli anni ’60 Alfred Hitchcock con Psycho (1960) e Roman Polanski con Rosemary’s Baby (1968) spostano il focus sull’orrore psicologico.

L’evoluzione moderna: dagli anni ’70 ai giorni nostri

Gli anni ’70 segnano una rivoluzione con film che esplorano il male in forme più realistiche e disturbanti: L’esorcista (1973) porta il satanismo al centro dell’horror mainstream, mentre Non aprite quella porta (1974) e Halloween (1978) danno vita allo slasher, sottogenere caratterizzato da serial killer che perseguitano vittime indifese.

Negli anni ’80, il genere si espande ulteriormente con l’affermazione di icone horror come Freddy Krueger (Nightmare on Elm Street, 1984) e Jason Voorhees (Venerdì 13, 1980). Nel frattempo, registi come John Carpenter e David Cronenberg sperimentano con l’orrore fantascientifico e corporeo (La Cosa, La Mosca).

Gli anni ’90 vedono un declino del genere, salvo la rinascita portata da Scream (1996), che introduce una forte componente metacinematografica, mentre gli anni 2000 danno spazio a due filoni opposti: il torture porn (Saw, Hostel) e l’horror paranormale (Paranormal Activity, The Conjuring).

Oggi, il genere si è evoluto ulteriormente, con registi come Ari Aster (Hereditary, Midsommar) e Jordan Peele (Get Out, Nope) che usano l’horror per affrontare tematiche sociali e psicologiche profonde.

L’impatto dell’horror sulla società

Il genere horror non è mai stato un semplice intrattenimento, ma un riflesso delle paure collettive. Ogni epoca ha avuto il suo “mostro”, metafora di timori reali: la paura dell’ignoto nell’Ottocento, la minaccia nucleare negli anni ’50, il terrore del serial killer negli anni ’70 e ’80, e l’ansia per la sorveglianza e il controllo nel nuovo millennio.

L’horror ha anche avuto un impatto profondo nella cultura popolare: ha ridefinito gli archetipi narrativi, influenzato la musica e la moda (gothic culture, metal horror-themed) e persino il linguaggio visivo del marketing. Inoltre, il genere è stato uno spazio di sperimentazione per registi innovativi, spesso trasformandosi in un veicolo di critica sociale.

In conclusione, l’horror è più di un semplice genere di paura: è uno specchio dell’umanità, delle sue ansie, delle sue trasgressioni e delle sue ossessioni. E mentre la società evolve, l’horror continuerà a trasformarsi, trovando sempre nuovi modi per terrorizzarci e affascinarci.

 

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