di Valentina Attili
Antonio Genovesi (1713-1769) fu un filosofo ed economista italiano, noto soprattutto per essere stato il primo cattedratico di economia politica in Europa. La sua opera si colloca nel contesto dell’Illuminismo napoletano, contribuendo in maniera significativa allo sviluppo del pensiero economico moderno. La sua visione economica si distingue per il forte legame con l’etica e per un’accentuata attenzione al benessere sociale, anticipando alcuni principi dell’economia civile.
Il contesto storico e culturale
Genovesi visse in un periodo di grandi trasformazioni sociali ed economiche. L’Italia del XVIII secolo era caratterizzata da una profonda arretratezza economica rispetto ad altre regioni europee, dovuta a un’eccessiva frammentazione politica e a strutture economiche ancora in gran parte feudali. Il Regno di Napoli, in particolare, si trovava in una condizione di forte dipendenza dall’agricoltura, con una borghesia debole e un sistema produttivo scarsamente sviluppato.
In questo scenario, Genovesi si propose di elaborare un pensiero economico che potesse stimolare lo sviluppo e il miglioramento delle condizioni di vita. Egli sosteneva la necessità di un’economia fondata sulla fiducia, sulla cooperazione e sulla moralità, ponendo le basi per quella che oggi viene definita economia civile.
L’economia civile di Antonio Genovesi
Uno degli aspetti più innovativi del pensiero di Genovesi è l’idea che l’economia non debba essere separata dall’etica. A differenza della visione mercantilistica dominante all’epoca, che vedeva la ricchezza come un gioco a somma zero tra le nazioni, Genovesi sosteneva che la prosperità derivasse dalla cooperazione e dalla crescita collettiva. In questo senso, la sua concezione dell’economia si avvicina a quella di Adam Smith, pur distinguendosene per l’enfasi sulla dimensione etica e sociale.
Nel suo principale trattato economico, Lezioni di commercio o sia di economia civile (1765), Genovesi introduce il concetto di “economia civile”, un’economia basata sulla fiducia reciproca, sulla centralità del bene comune e sull’importanza della pubblica felicità. Secondo Genovesi, il commercio e l’industria non sono solo strumenti per l’accumulazione di ricchezza, ma anche mezzi per favorire il progresso della società nel suo complesso.
Il ruolo dello Stato e dell’educazione
Un altro punto fondamentale della teoria economica di Genovesi riguarda il ruolo dello Stato. Egli non era un sostenitore del laissez-faire assoluto, ma riteneva che lo Stato dovesse intervenire per favorire il benessere collettivo. In particolare, sosteneva la necessità di politiche volte a promuovere l’educazione e la formazione, ritenendole essenziali per la crescita economica e per la costruzione di una società più giusta.
L’istruzione, secondo Genovesi, non era solo uno strumento di emancipazione individuale, ma anche un mezzo per sviluppare un’economia più efficiente e prospera. Egli insisteva sull’importanza della formazione di una classe dirigente competente e moralmente responsabile, capace di guidare il paese verso il progresso.
L’eredità di Genovesi
Il pensiero economico di Genovesi ebbe una grande influenza sia in Italia che in Europa. Le sue idee anticiparono concetti che sarebbero stati ripresi successivamente dall’economia sociale di mercato e dall’economia civile contemporanea. La sua enfasi sulla fiducia e sulla cooperazione come elementi fondamentali del sistema economico risulta ancora oggi di grande attualità, specialmente in un’epoca in cui le questioni legate alla sostenibilità e alla responsabilità sociale sono sempre più centrali nel dibattito economico.
Genovesi può essere considerato un precursore di un’economia umanistica, capace di coniugare crescita economica e valori etici. La sua eredità continua a ispirare economisti, filosofi e studiosi interessati a un modello economico che ponga al centro non solo il profitto, ma anche il benessere collettivo e la giustizia sociale.
