Pa’ – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Pasolini da Supplica a mia madre: “È difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore. Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.”

Le dolorose esperienze che ci accadono nel corso della vita segnano le percezioni e influenzano le risposte che daremo agli accadimenti futuri. Come scriveva Jung nel suo Risposta a Giobbe: “Finché non fai coscientemente esperienza del dolore, rimarrai inconsapevole a te stesso”. Per cui fintanto che non saremo in grado di affrontare il dolore, di  esaminarlo consapevolmente, non potremo comprendere noi stessi.

È il dolore e il tormento dell’uomo Pasolini che Luigi Lo Cascio, autore insieme a Marco Tullio Giordana (che firma anche la regia), ci racconta nello spettacolo Pa’, in scena all’Ambra Jovinelli. Un monologo tratto dai testi di Pier Paolo Pasolini, attraverso i quali emergono in nuova luce le emozioni del poeta, prima ancora che dello scrittore e del saggista provocatorio.

Il sipario si apre lentamente rivelando un grande prato verde ed un cielo cristallino. Nel silenzio della sala, la figura di Pasolini (Lo Cascio) fa il suo ingresso dal corridoio centrale di platea, sale silenziosamente le scale del palco ed entra nel suggestivo scenario agreste. Inizia così l’emozionante assolo che ci descrive Paolini come uomo tenero e sensibile. Il poeta confida con franchezza il suo amore  scandaloso e immorale (per quel tempo), il dolore immenso e mai superato per la morte del fratello, l’amore per l’amata madre, i rimpianti della vita semplice e vera della terra del Friuli, e della morte quale mezzo per dare un senso all’inevitabilità della fine.

Ogni parola diventa immagine, l’aria sembra sospesa. Anche l’allestimento scenico segue e sottolinea ogni istante della narrazione: la volta celeste, dapprima limpida, lascia il posto a cieli oscuri. Scendono dall’alto immondizie che insozzano il bel prato. Altri oggetti lentamente appaiono: sono i resti forse di una discarica, metafora vivente di un’umanità che senza riflettere getta via tutto ciò che non ritiene sia più necessario: cose e persone anche.

E poi il buio, rappresentazione di quello che significava per Pasolini la  morte. Una fascinazione, la ricerca di un significato che lo seduceva e che esplorava in modo provocatorio e controverso, per riflettere criticamente sul senso della vita. Ma la morte non esiste, perché il potere eterno delle parole ci guida e celebra la nostra capacità di vivere per sempre, illuminando il nostro cammino.

Lo Cascio è senza dubbio un attore di grande presenza scenica. Le sue parole avvolgono da subito la platea con potenza emotiva. La sua voce, ricca di sfumature e intensità, cattura l’attenzione trasportando ognuno in un viaggio emozionale. Ogni gesto e movimento del suo corpo dà vita alle frasi del monologo, ricreando le immagini evocate. Anche i silenzi sono carichi di significato. Ogni sguardo è una finestra aperta, dove le parole vibrano come note di un pianoforte. Le emozioni scorrono libere tra tristezza e dolore e speranza. Un’interpretazione bellissima e potente.

Bella, essenziale ed efficace la scenografia, che sottolinea ogni momento del monologo dando l’illusione di essere immersi nel mondo e nei luoghi descritti, ed arricchita da elementi sonori che ne esaltano maggiormente l’aspetto emotivo nel pubblico.

Maestro nella sua arte il regista: Marco Tullio Giordana, che ha saputo intervenire dove necessario lasciando spazio alla creatività dell’attore, e riuscendo a muoversi in perfetto equilibrio tra costrizione e libertà.

Uno spettacolo che è andato oltre le semplici parole: come per i versi di Pasolini, ha dato corpo e potenza a quanto di più fuggevole e impalpabile: l’Arte.

 

TEATRO AMBRA JOVINELLI

dal 5 al 10 marzo 2024

LUIGI LO CASCIO

PA’

Drammaturgia Marco Tullio Giordana, Luigi Lo Cascio
da testi di Pier Paolo Pasolini
regia Marco Tullio Giordana
con la partecipazione di Sebastien Halnaut
scene e disegno luci Giovanni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori
musiche Andrea Rocca
aiuto regia Luca Bargagna
foto e video Serena Pea

produzione TSV – Teatro Nazionale

si ringraziano gli eredi di Pier Paolo Pasolini Maria Grazia Chiarcossi e Matteo Cerami, la casa di moda Missoni e Maurizio Donadoni

 

 

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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