RENATO ZERO: AUTORITRATTO – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Sono le 20:58 e al Palatottomatica di Roma calano le luci. Il palazzetto è permeato da un’atmosfera elettrizzante. È gremito in ogni ordine di posto dai fan accorsi in massa per omaggiare il loro idolo. Su un maxischermo scorrono, le parole de Il ritorno che prendono vita con l’inconfondibile voce del loro unico e solo interprete: “Che sensazione di serenità, un vento lieve, invita alla libertà! Il cielo esplode in una azzurra poesia, tempo di tornare dalla gente mia!” Con questi versi, l’eclettico Renato Zero dà inizio ai concerti del suo tour Autoritratto, che dopo il successo di Firenze dal 13 al 24 Marzo è approdato finalmente a Roma.

Uno spettacolo che ci mostra un artista in forma strepitosa, capace di incantare il pubblico con il suo spirito vibrante di creatività e intelligenza. Il suo sguardo si rivolge al sublime e all’incanto, regalando  eleganti sinfonie di emozioni ai suoi fans, i quali hanno fatto registrare il sold-out ad ogni replica.

L’indiscusso talento di Zero trasporta ancora una volta il pubblico in un viaggio attraverso le profondità dell’animo umano, elevandolo alle vette della sua raffinata espressione artistica. Immerso in un’atmosfera ideale, Renato incanta il pubblico con melodie che sono più di semplici note: sono portali verso dimensioni spirituali alte e a pochi accessibili. Pur nella profondità, il suo spirito si mantiene ironico e leggero, danza sulle ali dell’arte tessendo un intreccio unico di emozioni e riflessioni che risuonano nell’anima di ognuno dei presenti, siano essi ‘boomer’ o i giovanissimi oggi definiti ‘millennials’.

Con mestiere senza uguali, Zero si innalza come un moderno alchimista dell’arte musicale, mescolando armoniosamente la profondità mistica delle sue composizioni alla leggerezza, da sempre suo marchio distintivo nel corso degli anni. Le sue canzoni sembrano essere come antiche profezie che si avverano ogni volta che risuonano nelle orecchie, trasformando l’ordinario in straordinario e illuminando il cammino di chi ascolta la sua geniale musica.

In questo contesto, Renato Zero affronta un confronto con il pubblico, manifestando in modo inequivocabile il percorso di crescita che lo ha fatto diventare la bella persona che è oggi. Condivide le esperienze del suo viaggio interiore e della sua ricerca di sviluppo, mettendo in luce l’importanza dell’essenza intima dell’uomo. Questo rende il suo spettacolo non solo un momento di intrattenimento, ma anche un’opportunità per riflettere e confrontarsi con l’intimità dell’esperienza umana.

Zero non fa paternali, ma dona sagge e profonde riflessioni. Manifesta in modo deciso la sua distanza e dissenso dai social media, che spesso invadono la nostra vita senza discrezione, tocca temi universali come le guerre tra i popoli, evidenziando che i conflitti spesso hanno inizio già dalle dinamiche familiari o condominiali. Esorta a comprendere come il niente sia importante, essendo lo stato da cui tutto può e deve iniziare, perché è l’impulso a guardarsi dentro per poter crescere.

Nelle tre ore di spettacolo, Zero non si risparmia: la sua voce risuona potente, è armoniosa e capace di catturare l’attenzione di chiunque l’ascolti, ogni suo tono è vibrante e carico di energia. Incanta, e non solo con la voce, ma anche con la sua presenza scenica e la sua capacità di trasmettere passione. Passione che infonde in ognuno dei musicisti e nel coro dei ‘Uacciu Uari’, trasportati a loro volta dalla gioia di creare insieme qualcosa di magico.

Quando al termine del concerto echeggiano le note de I migliori anni della nostra vita tutti sono commossi e cantano  con l’artista. Renato Zero, visibilmente emozionato prima di salutare il suo pubblico, spiazza tutti rivolgendo ai suoi fans la domanda su cosa lui chiede loro al termine di ogni concerto. E la risposta unanime è ovviamente: “Non dimenticatemi, ehhh?” e Zero, ribaltando il tutto con un sorriso furbastro, risponde: «E chi ve se scorda!».

Questo gesto sigilla in modo inequivocabile l’essenza dell’affetto reciproco che lega questo artista ai suoi ammiratori, consolidando ulteriormente il legame speciale che da sempre li unisce.

Roma – Palazzo dello Sport

13-14-16-17-20-21-23-24 marzo 2024

Renato Zero in

Autoritratto

Scritto, diretto e interpretato da Renato Zero

Danilo Madonia – direzione musicale, tastiere e pianoforte;

Lorenzo Poli – basso;

Lele Melotti – batteria;

Bruno Giordana – tastiere e sax;

Rosario Jermano – percussioni;

Giorgio Cocilovo – chitarre;

Fabrizio Leo – chitarre;

Stefano Bergamaschi – tromba;

Emanuele Feliciani – tromba;

Elisabetta Mattei – trombone;

Fabio Tullio – sax;

Coro: Letizia Liberati, Giulia D’Andrea, Serena Carta Mantilla, Andrea D’Alessio, Antonio Granato, Frankie Lovecchio, Yuri Magliolo, Marica Ranno, Zoe Ranno, Riccardo Rinaudo

Orchestra Piemme Project coordinata dal primo violino Prisca Amori;

Arrangiamenti a cura del M° Alterisio Paoletti e del M° Adriano Pennino.

Scenografia a cura di Igor Ronchese e Gigi Maresca.

Light design di Francesco De Cave.

Visual affidati alla direzione di Younuts! (Antonio Usbergo e Niccolò Celaia).

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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