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La madre di Eva – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Affrontare il travaglio interiore di percepirsi diversi dal proprio corpo è un’esperienza profondamente complessa, sia per l’individuo che per i suoi familiari; ed in particolare per una madre che deve confrontarsi con la realtà di un figlio che non si identifica più con il genere che gli è stato assegnato alla nascita dalla natura. È questo che racconta lo spettacolo La madre di Eva con Stefania Rocca che, in veste di attrice e regista, porta sul palco del Teatro Parioli dal 12 al 14 Maggio. Una storia tratta dal romanzo di Silvia Ferreri e che vede come attore co-protagonista: Bryan Ceotto.

La storia è un ritratto intimo e struggente dell’esperienza condivisa tra madre e figlia, entrambe impegnate nel confronto/scontro con una profonda disarmonia interiore. La figlia, nata biologicamente donna che avverte nel proprio intimo una natura maschile autentica; e la madre, chiamata a comprendere e accettare questa complessa realtà.

Eva, la giovane protagonista, ha preso una decisione di grande rilevanza: a diciotto anni ha intenzione di effettuare l’intervento chirurgico che le permetterà di abbracciare appieno la sua identità maschile e diventare finalmente Alessandro. In un delicato balletto emotivo, lo spettacolo della trasformazione di genere di una figlia descrive le fragilità e le sfide affrontate da una famiglia in lotta con il proprio concetto di identità, amore e accettazione.

Le parole delineano con delicatezza un quadro intimo delle paure, delle speranze e delle ambizioni che permeano le vite dei genitori mentre affrontano questo tumultuoso viaggio. La madre, con il cuore spezzato, si aggrappa alla memoria dei momenti condivisi, temendo la perdita di un legame materno-filiale tanto prezioso. Il padre si trova a navigare tra il desiderio di proteggere la sua famiglia dagli sguardi e giudizi esterni e la necessità di confrontarsi con la propria comprensione limitata della fluidità di genere. Ma oltre alla lotta interna della famiglia, lo spettacolo getta anche una luce implacabile sul contesto sociale che circonda questa metamorfosi personale, facendo emergere e descrivendo un mondo che è nonostante tutto ancora intrappolato da preconcetti e stereotipi. La decisione di Eva di abbracciare la sua vera identità è vista infatti come una malattia da curare e quindi una minaccia alla stabilità e normalità, anziché come un atto di coraggio e autenticità.

Una storia di amore e accettazione, come tante di oggi, che fa emergere forti le parole di Eckhart Tolle: “Quando vivi nella totale accettazione di ciò che è (unico e solo modo sano di vivere), nella tua vita il bene e il male svaniscono”. La madre di Eva è uno spaccato di vita vera, che potremmo definire un inno alla diversità e ricerca di autenticità, per farci riscoprire la bellezza di un vissuto senza maschere.

L’interpretazione di Stefania Rocca nel ruolo della madre si è distinta per la sua efficacia, permeata da grazia e profondità emotiva che si sono manifestate con misura e senza eccessi, risultando tuttavia coinvolgenti e penetranti. Il giovane co-protagonista Bryan Ceotto ha anch’egli offerto un’interpretazione di pari interesse, mostrando ottime doti attoriali. Entrambi gli artisti hanno catturato l’attenzione del pubblico, sollecitandolo ad una riflessione profonda sull’essenza della complessità umana e sulla sua ricchezza. Un invito che dovrebbe guidarci verso una migliore apertura mentale nei confronti della varietà dell’esperienza umana, nonché a meditare sul modo in cui la routine della vita contemporanea tende ad omogeneizzare le nostre percezioni, impedendoci di cogliere la bellezza dell’individualità e dell’autenticità.

Particolarmente degna di menzione risulta la scenografia, frutto dell’arte e dell’opera creativa di Stefania Rocca:  un’intrigante fusione tra ingegneria tecnologica e sensibilità artistica, dove l’impiego di schermi trasparenti si è rivelato una rivoluzione ardita nell’estetica teatrale. L’uso innovativo di tali schermi per la proiezione di immagini e dialoghi ha infuso allo spettacolo una dimensione visiva contemporanea, portando l’esperienza teatrale a una dimensione di coinvolgimento sensoriale. La scenografia non si è limitata a fungere da mero sfondo, ma ha assunto un ruolo attivo e integrato nella narrazione, apportando un’ulteriore stratificazione di profondità e significato, in un connubio di innovazione ed emozione che ha reso l’esperienza unica e coivolgente.

Teatro Parioli – Costanzo

10 | 12 maggio 2024

Stefania Rocca in

LA MADRE DI EVA

dal romanzo di Silvia Ferreri

adattamento e regia di Stefania Rocca

E con Bryan Ceotto / Simon Sisti Ajmone

Musiche Luca Maria Baldini

Produzione Stage Entertainment – Enfi Teatro – Oraone Production

 

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