di Maurizio Fantoni Minnella
Venti di destra tanto più forti quanto insidiosi si scatenano sull’Europa delle banche e delle multinazionali, della Nato e del soccorso alla povera Ucraina in guerra, quell’Europa che pur essendo fedele servitrice dell’impero statunitense, proclama a gran voce la superiorità dei propri valori fondativi rispetto al cosiddetto “oriente”, ovvero la Russia di Vladimir Putin. Significativo è il fatto che l’Europa cristiana voglia escludere, sia pur per ragioni strategiche, la Russia da quell’idea di Europa che univa certamente attraverso le arti, la musica e la letteratura il grande impero russo con gli imperi centrali ad occidente. Ed è proprio da tale fil rouge che si dovrebbe partire per gettare solide basi per una pace duratura tra le due parti in conflitto. Tuttavia questo sarebbe possibile solo a patto di trovare l’emancipazione, la giusta distanza dal predominio della potenza nordamericana, del tutto estranea alla storia e alla cultura d’Europea, dunque interessata solamente a scatenare una guerra al fine di fare della Russia un avamposto dell’occidente in funzione anti-cinese. Del resto, durante una conversazione privata tenuta dall’autore di queste pagine con Krzysztof Zanussi, il regista polacco ebbe a dire che “non esiste un Est Europa ma solo l’occidente europeo, con la sola eccezione, ovviamente, della Russia!”
Una geopolitica a senso unico, suffragata dal voto europeo recente che vede la preoccupante ascesa dell’estrema destra in Francia dove Le Pen conquista il primato e in Germania che ancora una volta può contare sull’ampio bacino di voti dell’ex DDR. Nella stessa Italia il voto europeo non solo ha rafforzato la coalizione di governo di centro-destra ma ha conosciuto anche l’exploit del fascista Vannacci, che ottiene ben 500.000 preferenze! Diremo, innanzitutto, che non si tratta soltanto dei pochi scalmanati dalle croci uncinate stampate sul petto come piace sostenere ai liberali e ai moderati, ma di semplici cittadini che ovviamente condividono le idee del generale, le sue posizioni razziste, omofobe e filo-fasciste, e dunque sostanzialmente ottuse per non dire oscurantiste, espresse sia sulla carta stampata che in molte dichiarazioni verbali, a riprova della presenza di un sentimento generalizzato di nostalgia autoritaria, incarnata nelle figure storicizzate del fascismo. E con buona pace del giovane filosofo che va dicendo in giro come un mantra infinito che non ci può essere antifascismo senza fascismo. Curiosamente, dall’altra parte della barricata, la sinistra di Nicola Fratoianni candida due figure discusse ma emblematiche, tuttavia di peso diverso: Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace (a suo tempo esiliato fuori dal suo paese con pesanti accuse riguardo al suo operato di sindaco, e recentemente prosciolto dall’accusa di peculato), figura di spicco nota per la sua ritrosia ma anche per la sua coerenza politica, e Ilaria Salis, monzese, insegnante precaria ma soprattutto antifascista militante. In carcere a Budapest dall’11 febbraio 2023 con l’accusa di violenza ai danni di militanti neo-nazisti, sarebbe andata incontro a una condanna sicura senza l’ottimo risultato ottenuto grazie alla sua candidatura. Si profila quindi all’orizzonte il vecchio schema ideologico estrema destra versus estrema sinistra e viceversa ma in questo caso, nello spirito dei tempi, non è più lo scontro diretto tra le due opposte fazioni ad emergere ma l’onda lenta e sicura di un elettorato di massa pronto a suffragare il potere che lo domina con il prossimo voto alle elezioni nazionale. Sui quotidiani di destra e sui social, infatti, esplode la campagna di odio contro la Salis, con riferimento ad una presunta indegnità a rivestire il ruolo di deputata europea da parte di una “criminale”. Una definizione che fa rabbrividire se messa a confronto con il neo-nazismo ormai pienamente legittimato in paesi come Ungheria, in Germania e Ucraina, contro cui la Salis si opponeva con una sorta di militanza attiva. In tale prospettiva agghiacciante nessuna critica è stata rivolta alle “squadracce” neo-hitleriane quasi che, paradossalmente, le vittime fossero loro, le vittime di una povera ragazza italiana?!…Non stupisce tutto questo in un paese dove si consumano regolamenti di conti in Parlamento e si inneggia in campo leghista (partito ormai incline alla destra estrema), alla famigerata X Mas preferendola alla canzone Bella Ciao!!... Come se tutto fosse legittimo, in nome di una democrazia malata da lungo tempo ormai.
Mentre in Francia la destra estrema di Marine Le Pen e la destra neo-gollista di Jordan Bardella trovano un accordo per gestire meglio il potere che viene loro consegnato democraticamente, le sinistre si coalizzano stancamente in una sorta di nuovo “Fronte Popolare” (in ricordo del socialista Leon Blum, 1872-1950), pur con una presa di distanza ancora una volta ipocritamente strategica, dall’estrema sinistra guidata da Jean-Luc Melenchon, a riprova del fatto che le ideologie, lungi dall’esaurire l’interpretazione della natura e dell’agire umani, esistono ancora, permangono nella strenua volontà di riproposizione, lo abbiamo già detto più volte, di una dialettica politica capace di prendere le distanze dalla prospettiva neo-liberale oggi imperante ma altresì di opporre con forza un’internazionale dei diritti dei cittadini e di tutti i lavoratori alla deriva in atto che mescola populismo, nazionalismo identitario nel nome dei valori del cosiddetto ancien régime.
Mai come in questo momento storico, dal secondo dopoguerra in avanti, vi è stato così evidente il presunto senso di superiorità di una civiltà su di un’altra. Nemmeno durante la Guerra fredda, che era lo scontro tra due visioni politiche ed economiche antitetiche, vi furono venti di guerra imperialista così vicini, per la ragione secondo cui l’avanzata del populismo nelle sue forme più identitarie e nazionalistiche avrebbe, per così dire, fissato i nuovi confini della democrazia e della stessa idea di occidente libero e cristiano (come se i russi non fossero anch’essi di rito cristiano!) nel territorio ucraino, paese conteso, luogo divenuto tristemente strategico per ragioni economiche e politiche, ultimo baluardo contro la “barbarie russa”, come affermano coloro che non riconoscono una barbarie ancora più sottile e ipocrita, quella dell’Occidente nordamericano che per tramite dell’Europa, pianifica la propria avanzata ed egemonia territoriale. Nel frattempo infuria la repressione a Gaza, laddove Israele ha fissato da oltre settant’anni il proprio baluardo di civiltà d’Occidente in Medio Oriente come supremazia culturale e tecnologica rispetto ad un popolo preesistente di tradizione agro-pastorale. Il genocidio tutt’ora in atto si presenta non soltanto come ritorsione o meglio, prolungata rappresaglia rispetto alla strage del 7 ottobre, ma altresì come l’apice (non pianificato ma prevedibile) di una lunga storia di superiorità e di sopraffazione. Nel mentre ci si appresta, negli Stati Uniti, a rieleggere (nella speranza che ciò non avvenga), un individuo “già condannato” come Donald Trump che va ad unirsi con orgoglio alla schiera di potenziali autocrati, cani da guardia del capitalismo finanziario, eletti dal voto democratico nel cosiddetto “mondo libero”!
“Fermate il mondo, recitava il titolo di un film italiano degli anni sessanta, voglio scendere”!.

