di Maurizio Fantoni Minnella –
Nell’affrontare le ragioni del cosiddetto “caso Salis”, montato e orchestrato ad hoc da una destra sempre più ottusa e a corto di argomentazioni serie, occorre partire da più lontano e precisamente da quelle che gli architetti e gli urbanisti chiamano comunemente “metastasi urbane”. Si tratta di edifici in prevalenza privati, non di rado anche pubblici, vecchie fabbriche in abbandono, palazzine di uffici, vecchie Asl in disuso, case cantoniere, stazioni dismesse finanche appartamenti sfitti di proprietà pubblica (Aler). Dopo l’accusa di violenza premeditata a gruppi di scalmanati neonazisti, ecco nuovamente Ilaria Salis (le cui eventuali qualità e capacità politiche non rientrano nella logica della presente argomentazione) finire nuovamente sotto accusa per occupazione abusiva di alloggio sfitto! Indegna, quindi, di occupare lo scranno al parlamento europeo. Perché si occupano case? Perché esse sono abbandonate dai legittimi proprietari o lasciate alla deriva e perché vi è da parte di fasce deboli sempre più pressanti di cittadini la necessità di un tetto dove stare. Lo stesso vale per i migranti clandestini perché privi di permesso di soggiorno o di un lavoro. Essi occupano fabbrica fatiscenti che i legittimi proprietari hanno deliberatamente abbandonato dopo averle ampiamente sfruttate. E così i migranti che nessuno vorrebbe vicini a casa propria, diventano gli occupanti e i custodi di tali metastasi urbane, essendo diventati essi stessi, nel linguaggio e nella prosopopea delle destre, “metastasi sociali!”.
Qualcuno potrà obiettare che la Salis non apparteneva certo a quella fascia sociale e che eventualmente, essa avrebbe potuto cedere l’abitazione a chi ne avesse più bisogno. Questo è un ragionamento accettabile e perfino condivisibile. Ma che si intenda avviare denunce criminalizzanti da parte di soggetti ormai inqualificabili nel panorama politico di questa “italietta” sfigurata, caricatura di se stessa, che avrebbe al suo attivo ben poche voci illuminanti e magari tanta gente onesta ma senza voce né peso politico, oppure che si continui a sbraitare sulla necessità di ristabilire la legalità da parte di chi per anni ha coperto e sostenuto l’illegalità di traffici e corruzione politica ed economica, di chi ha subito processi e condanne e non avuto il pudore di dimettersi dai propri ruoli istituzionali ha una sola spiegazione nell’immane ipocrisia di chi, avendo le redini del potere politico e mediatico, può permettersi di agire indisturbato e senza vergogna!. Si perché oggi costoro possono confidare nel plauso e nel consenso delle masse (si, anche degli operai, da quando gli è stata tolta la dignità del lavoro da parte dei padroni del capitale!), che arrivano perfino ad applaudire l’ex pugile romano (ormai onnipresente in rete), che con le sue ronde nei quartieri “caldi” delle maggiori città italiane, tra vicoli pullulanti di immigrati e spacciatori e metropolitane, abitate da borseggiatori, vorrebbe sostituirsi alla legge, sia pur usando modi apparentemente gentili e non esibendo armi di sorta!
Pulizia, parcheggi e ordine sembrano essere le sole parole d’ordine di un paese ormai allo s-fascio. Dove non vi è una legge che obblighi i privati ad abbattere gli “spazi residuali del plusvalore”, affinchè non si trasformino in “ricettacoli di immigrati spacciatori e pantegane”, come ebbe a dire un tabaccaio, esponente di quella classe media che non punterà mai il dito contro l’imprenditore fingendo di non vederne le sostanziali irresponsabilità poiché il suo fine è quello di imitarne le logiche e i comportamenti. Esponente di quella classe media della quale Orson Welles, usando le parole di Pier Paolo Pasolini darà una definizione illuminante nel film La ricotta, 1963.
