-di RITA BORELLI-
Ci sono spettacoli che non si limitano a intrattenere, ma che riescono a risvegliare qualcosa di profondo nello spettatore, toccando corde che spesso restano silenziose. La pièce Anna Cappelli è uno di quei gioielli che, con lucidità, scava nelle pieghe più intime dell’esperienza femminile, trascinando il pubblico in un viaggio attraverso i meandri della mente di una donna complessa ed a tratti contraddittoria.
Questo monologo, interpretato con maestria da una straordinaria Valentina Picello su testo di Annibale Ruccello e la regia di Claudio Tolcachir, rappresenta la terza gemma del Ginesio Fest 2024. Con una raffinata commistione di sottile ironia e tragicità, l’opera sonda temi di profonda universalità e atemporalità: la solitudine, l’indipendenza, e la disperata ricerca di una via di fuga da un’esistenza che sembra intrappolata in un ineluttabile vicolo cieco. Con delicata sensibilità, la narrazione illumina alcune delle esperienze vissute dalle donne, rivelando la loro essenza con autenticità.
Anna Cappelli non è solo un personaggio, ma un riflesso della condizione umana, in bilico tra il desiderio di autodeterminazione e la mancanza di risorse per realizzarlo. La Picello riesce a incarnare con audacia ogni sfumatura di questa donna, donandole un volto e un’anima che vibrano di emozioni autentiche e palpabili. La sua interpretazione è un dialogo fatto di sguardi e di potenti emozioni tra la donna sul palco, degli interlocutori a cui si rivolge e la vita che la separa da questi.
Fin dalle prime battute, lo spettatore viene avvolto in un vortice di emozioni contrastanti, guidato attraverso i labirinti intricati della mente e del cuore della protagonista. Anna è un archetipo che racchiude in sé tutte le sfide, le contraddizioni e le speranze che le donne hanno affrontato nel corso della storia. Pur non essendo, a mio avviso, tra le opere più celebri di Ruccello, il testo riesce con un umorismo sottile e acuto a mettere in scena le ombre e le luci dell’animo femminile, offrendo un ritratto che è al contempo universale e intensamente personale.
L’interpretazione di Valentina Picello è il fulcro attorno al quale ruota l’intera rappresentazione. La sua abilità nel dare vita ad un personaggio così complesso e sfaccettato con tale maestria è sorprendente. Con una delicatezza e un’intelligenza rare, riesce a far emergere ogni sfumatura dell’animo femminile: dall’ironia più sottile al dolore più profondo. La sua performance è un viaggio emozionale e trascinante per lo spettatore che va oltre il semplice recitare.
Lo spettacolo riesce a intrecciare humor e tragedia con leggerezza disarmante, facendo scaturire quel sorriso amaro che nasce dall’empatia e dalla consapevolezza. Ogni battuta e ogni pausa sono un invito a riflettere sulla fragilità delle nostre scelte, sulle possibilità che la vita offre e sulle trappole in cui ci lasciamo cadere. Questa fusione tra il tragico e il comico, tra leggerezza e profondità, è ciò che conferisce allo spettacolo un’impronta unica, una sorta di aria che rinnova il nostro sguardo sulla vita e sulle sue complessità.
In sintesi, questa pièce non si limita a ritrarre la condizione femminile, ma si spinge a esplorare l’animo umano nella sua totalità, svelandone anche gli aspetti più oscuri e inquietanti. È un invito a confrontarsi con le proprie fragilità e a riscoprire la forza nascosta in ogni individuo.
Con raffinata ironia, Ruccello prova ad offrire una rinnovata consapevolezza di noi stessi e del mondo che ci circonda.
Festival di San Ginesio 2024
20 agosto 2024
Ore 21:30
Auditorium Sant’Agostino
Anna Cappelli
di Annibale Ruccello
regia Claudio Tolcachir
con Valentina Picello
Produzione Carnezzeria / Teatri di Bari / Teatro di Roma
in collaborazione con AMAT & Teatri di Pesaro per RAM
