-di RITA BORELLI-
Il Ginesio Fest 2024, giunto alla sua quinta edizione, continua a brillare nell’ambiente dei festival teatrali italiani, consolidandosi ancora una volta come un appuntamento imprescindibile per gli amanti del teatro e l’arte in tutte le sue espressioni. San Ginesio: non più semplice borgo antico, ma un palcoscenico a cielo aperto, dove la magia del teatro si è intrecciata con la bellezza senza tempo delle sue strade acciottolate e le sue piazze secolari.
Il successo di questa manifestazione è il frutto del lavoro instancabile e della visione illuminata di due figure di spicco: Leonardo Lidi, direttore artistico, e Isabella Parrucci, responsabile della direzione generale. La loro competenza e passione per il teatro hanno permesso al festival di compiere un significativo salto di qualità, consolidandosi come un punto di riferimento culturale nel panorama italiano. L’edizione di quest’anno non si è distinta solo per l’altissimo livello artistico, grazie a talenti come: Lucia Mascino, Valentina Picello, Eleonora Danco, Christian La Rosa, Tindaro Granata, Rosario Lisma e Paolo Nani; ma anche per aver creato momenti di incontro e riflessione che hanno arricchito l’intera comunità. Il tema scelto per questa edizione: la solitudine, esplorata e declinata con acume e originalità in tutte le sue forme e dimensioni.
In un’epoca in cui la tecnologia tende a monopolizzare il tempo dei più giovani, il Ginesio Fest, grazie all’entusiasmo e alla dedizione di Vera Vaiano, ha saputo coinvolgere e ispirare le nuove generazioni, riservando una particolare attenzione ai bambini e ai ragazzi. A loro è stata offerta l’opportunità di immergersi nel mondo del teatro attraverso laboratori creativi e spettacoli appositamente pensati, in cui l’immaginazione e la creatività, nutrite dal contatto diretto con l’arte, si sono rivelate strumenti tanto ammirevoli quanto esemplari. I laboratori hanno permesso ai piccoli partecipanti di esplorare l’universo teatrale in modo ludico e formativo, piantando in loro il seme di una passione che, con il tempo, potrebbe sbocciare in qualcosa di straordinario.
L’impegno del Ginesio Fest nell’avvicinare i giovani al mondo del teatro non si è limitato ai laboratori creativi, ma ha trovato ulteriore espressione in momenti di grande rilievo come il progetto di restituzione scenica ideato da Alessio Maria Romano: giovane, ma già illustre pedagogo nell’ambito delle arti sceniche del corpo e della danza. Realizzato dai ragazzi del Piccolo Teatro di Milano e del Teatro Stabile di Torino, questo progetto ha rappresentato molto più di un semplice spettacolo: è stata una dimostrazione concreta di come il teatro possa essere un potente strumento di formazione e crescita personale. Sotto la guida esperta e innovativa di Romano, i giovani talenti hanno dato vita a una rappresentazione intensa e coinvolgente di movimento scenico, confermando che il futuro del teatro italiano, al di là di un testo e di una regia canonicamente intesa, è in mani capaci e appassionate.
A conclusione della manifestazione, il prestigioso Premio San Ginesio all’Arte dell’Attore è stato assegnato quest’anno a due figure di spicco della scena italiana: Vanessa Scalera e Giuseppe Battiston. La prima, per la sua capacità non comune di affrontare scritture drammaturgiche non scontate (non a caso la sua lettura per la premiazione è stata tratta dai Sillabari di Goffredo Parise); il secondo, per la sua versatilità, la grande cultura e profondità interpretativa (straordinaria l’interpretazione che ha dato di alcuni versi tratti dalle poesie di Pierluigi Cappello).
Il Ginesio Fest 2024 si è congedato lasciando un’impronta profonda, non solo come evento teatrale ma come luogo di dialogo e scoperta. Non è stato solo un festival, ma un laboratorio vivo, dove idee ed emozioni hanno trovato spazio per crescere e trasformarsi. In un contesto che intreccia con naturalezza tradizione e innovazione, esso si conferma come una tappa essenziale per chi cerca nel teatro non solo intrattenimento, ma un’esperienza capace di arricchire e stimolare il pensiero. Una manifestazione che, anno dopo anno, continua a ridefinire il concetto stesso di cultura.
Raccontando da più angolature la solitudine, il Ginesio Fest quest’anno ha sollevato una questione fondamentale, la stessa che il teologo Henri Nouwen nelle sue opere ha analizzato da più parti: e cioè, non è lo star soli il problema. La solitudine, ci dice Nouwen, è necessaria e ci può essere amica in quanto tappa fondamentale per donarsi agli altri in modo sano. È la “solitarietà” ciò da cui l’uomo deve fuggire. Un termine elegante che può essere sostituito da un altro a tutti noto: la misantropia. Da questa, Nouwen, ci consiglia di stare lontani.
Il Ginesio fest 24 ci ha mostrato quali vie percorrere per essere nel mondo da veri individui.

