di Maurizio Fantoni Minnella
- Durante gli anni settanta del secolo scorso le liste di proscrizione per ragioni politiche erano piuttosto frequenti: nel liceo classico frequentato dall’autore di questo testo, ad esempio, si compilavano liste in rigoroso ordine alfabetico allo scopo di segnalare agli studenti i giovani neofascisti presenti nell’istituto. Lo spirito antifascista, originato dalla Resistenza era così forte e presente nel mondo studentesco da auspicare perfino la cacciata di quegli stessi studenti da scuola. Lo scolaro Franti nel deamicisiano Cuore fu cacciato per molto meno. Lì invece si trattava di studenti portatori di un’”ideologia di morte” a cui nondimeno si rispondeva non di rado con violenza. Per tutta risposta i sedicenti neofascisti, quasi tutti appartenenti alla buona borghesia, come del resto la stragrande maggioranza dei compagni, formavano un’altra lista inserendovi prevalentemente studenti di Lotta Continua. Alla fine non succedeva niente. Ma poi i sensi di colpa accompagnavano le non poche defezioni o perfino cambiamento di fronti. Eloquente a tale proposito la sequenza tratta da Palombella rossa, 1989 di Nanni Moretti dove assistiamo alla pubblica gogna di uno studente fascista a cui viene appeso al collo un cartello con scritto “io sono un bastardo fascista”, (non diversamente dagli scolari, a detta dei maestri, più “somari”, cui si applicavano sul capo orecchie d’asino!). E ancor più eloquente il commento interrogativo di Michele Apicella, alter ego dello stesso Moretti: che cosa orrenda, ma noi abbiamo veramente fatto queste cose?…
Ecco, si può forse dire che in tutto questo vi fosse anche una componente goliardica concessa all’ambiente studentesco, ma non a quello degli adulti, specie se in ambito giornalistico e politico.
- Se a distanza di cinquant’anni ciò si ripete e con ben diversa risonanza mediatica, ci si dovrebbe, forse, interrogare sul significato dell’attuale deriva etica e politica che coinvolge non solo l’Italia, ma l’intera Europa. Partiamo, dunque, dal clima avvelenato creatosi durante il conflitto russo-ucraino: formazione di una lista nera di tutti gli oppositori al pensiero unico belligerante, filo-Nato e atlantista. Indicazione, tramite importanti media, con una metodica falsamente democratica, dei cosiddetti “nemici dell’Occidente”, (categoria vecchia ma rispolverata in questo cupio dissolvi della ragione, cui assistiamo, nostro malgrado, con rabbia e impotenza), ora sotto gli occhi di tutti. Infine, boicottaggio sistematico della cultura proveniente dalla Russia (musicisti, concerti e perfino libri…).
Veniamo all’altro e più terribile conflitto, quello israelo-palestinese, all’assedio di Gaza, che da rappresaglia dopo l’attacco del 7 ottobre si è trasformato in un vero e proprio genocidio del popolo gazawi. Ancora una volta, secondo uno schema già collaudato, lo schieramento filo-israeliano forte dell’appoggio dei maggiori media (televisioni e carta stampata) identifica, isola e finanche boicotta gli anti-sionisti (dando magari loro la parola come nel caso di un lucidissimo Moni Ovadia, ma solo per ridicolizzarlo mettendolo in assoluta minoranza secondo un preciso disegno mediatico) con l’accusa pretestuosa e vile di antisemitismo.
Ora, dopo tutto questo, si pretendono interpellanze parlamentari circa una lista in cui compaiono i nomi di alcuni sionisti “eccellenti“ (“agenti sionisti operanti in Italia”, come afferma il comunicato), perlopiù appartenenti al mondo dello spettacolo, della stampa e della politica, fautori se non proprio dello sterminio (e ci mancherebbe altro!), tuttavia paludati dietro argomentazioni ambigue del tipo “Israele ha il diritto di difendersi”, ma per principio, comunque non ostili alle politiche israeliane. Come ipocrite ci appaiono le argomentazioni dei cosiddetti “sionisti di sinistra”, allorchè intendono riaffermare l’ipotesi dei “due popoli, due stati” quando ormai la presenza sempre crescente di insediamenti (settlements) illegali, mai veramente condannati, ne hanno definitivamente decretato l’impossibilità. Ma che l’allarme “lista di proscrizione” (termine che appunto, non si adoperava da molto tempo) come presunto strumento “totalitario”, risuoni sulla bocca di un fascista dichiarato che oggi occupa la seconda carica dello Stato, risulta quantomeno tragicomico oltre che decisamente imbarazzante. Il paragone avanzato con le Brigate Rosse risulterebbe ancora più inquietante e scorretto, dal momento che esse non avevano bisogno di liste dei propri avversari né tantomeno di renderle pubbliche prima delle relative azioni. Mentre sappiamo che lo scopo primario, in questo caso è come sempre il boicottaggio (più comprensibile ed efficace se rivolto ad un’azienda, ad esempio, di produzione di armi o aerei da guerra che non a una singola persona per quanto essa si dichiari favorevole all’operato dell’attuale governo israeliano). Insomma, se confrontiamo l’iniziativa internazionale del BDS-Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (ossia boicottaggio dei prodotti provenienti dallo stato di Israele e da esso messo fuorilegge) con la stesura di una lista “ad personam”, non si può non rilevare, infatti, che il primo abbia una ben maggiore ragion d’essere e impatto etico e politico sull’opinione pubblica. Che poi tale lista sia frutto di un’iniziativa presa da un micropartito che presenta il nome e il simbolo del vecchio partito comunista italiano, semisconosciuto ai più in quanto non presente su alcun media, ciò lascia supporre il fatto che essa nasca non solo come risposta politica inutilmente provocatoria (che proprio per questo non darà i frutti sperati, ossia una presa di coscienza seppure tardiva dell’opinione pubblica) al silenzio istituzionale e dei partiti, compreso il partito democratico, rispetto alla strage infinita di Gaza, ma anche dalla ricerca di una qualche visibilità mediatica. Comunque sia, l’idea di una pubblica gogna, in un clima politico fortemente conflittuale come quello presente, rimane una tentazione irresistibile da qualsiasi parte la si voglia vedere.
Oggi, si potrebbe tranquillamente affermare che si sia riprodotta la medesima dinamica dell’esempio riportato all’inizio del testo, ma in maniera capovolta e tuttavia, con maggior gravità: coloro, infatti, che per primi hanno fomentato l’odio contro chi non la pensava e non pensa a favore della guerra, né dello “zar” Putin né tantomeno del “guitto” Zelensky, oppure a difendere un governo indifendibile come quello israeliano, si sentano i primi responsabili di questo gioco di reciproche esclusione, e che sappiano di non approdare a nulla dal momento che prima o poi qualcosa di più potente e più grave travolgerà tutto!…
