di Luca Giammarco –
Negli ultimi anni, il tema delle intolleranze alimentari ha guadagnato una notevole attenzione, sia da parte dei media che delle comunità scientifiche. Sempre più persone affermano di soffrire di disturbi legati al consumo di determinati alimenti, spesso confondendo intolleranze, allergie e preferenze alimentari. Ma cosa si nasconde dietro questo fenomeno? E quali sono le reali implicazioni per la salute?
Prima di tutto, è importante fare una distinzione tra allergie alimentari e intolleranze. Le allergie alimentari coinvolgono il sistema immunitario e si manifestano quando l’organismo percepisce erroneamente una sostanza come pericolosa, innescando una risposta esagerata. Le reazioni allergiche possono essere gravi e, in alcuni casi, persino letali, richiedendo un intervento medico immediato. Tra le allergie più comuni troviamo quelle a noci, crostacei e latticini.
Le intolleranze alimentari, al contrario, non coinvolgono il sistema immunitario. Esse si verificano quando l’organismo ha difficoltà a digerire o metabolizzare alcuni componenti degli alimenti, come il lattosio, lo zucchero presente nel latte. L’intolleranza al lattosio è tra le più diffuse e si manifesta quando l’enzima lattasi, necessario per la digestione del lattosio, è presente in quantità ridotta o assente.
A differenza delle allergie, le intolleranze non mettono a rischio la vita, ma possono causare sintomi fastidiosi, come gonfiore, diarrea, crampi addominali e mal di testa. Tuttavia, queste reazioni tendono a essere dose-dipendenti: una piccola quantità dell’alimento incriminato potrebbe non causare sintomi evidenti.
Le intolleranze alimentari sono spesso il risultato di carenze enzimatiche, come nel caso del lattosio, o di sensibilità verso additivi alimentari, come i solfiti, comunemente usati per conservare vino e frutta secca. Anche alcuni zuccheri, come il fruttosio, possono risultare difficili da assorbire per alcune persone, portando a sintomi di malassorbimento.
Vi è poi un crescente interesse verso il ruolo del microbioma intestinale nello sviluppo delle intolleranze. Questo insieme di batteri che popola il nostro intestino è cruciale per la digestione e per la salute generale. Alterazioni nel microbioma, causate da antibiotici, stress o diete squilibrate, possono predisporre alcuni individui a sviluppare intolleranze.
Un aspetto importante è l’età. Con il passare degli anni, la capacità di produrre alcuni enzimi digestivi può diminuire, rendendo le persone adulte più vulnerabili a sviluppare intolleranze. Il cambiamento nella dieta globale, con un aumento del consumo di alimenti processati e ricchi di additivi, ha anche contribuito alla percezione crescente di intolleranze alimentari.
Negli ultimi anni, un numero crescente di persone ha iniziato ad autodiagnosticarsi intolleranze alimentari, spesso basandosi su test non scientificamente validati o su informazioni trovate in rete. Uno dei test più diffusi è quello basato sulla rilevazione degli anticorpi IgG, che misura la presenza di questi anticorpi in risposta a vari alimenti. Tuttavia, la comunità scientifica è unanime nel considerare tali test inaffidabili. La presenza di IgG è infatti spesso indicativa di una normale esposizione alimentare e non di un’intolleranza.
Questo fenomeno ha portato a un boom di diete di esclusione, nelle quali le persone eliminano intere categorie di alimenti dalla loro dieta, a volte senza una reale necessità medica. Il rischio è che tali diete portino a carenze nutrizionali, soprattutto se non bilanciate correttamente.
Secondo l’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI), solo il 2-3% degli adulti in Europa soffre effettivamente di allergie alimentari, mentre una percentuale maggiore potrebbe soffrire di intolleranze. Tuttavia, il numero di persone che eliminano alimenti dalla propria dieta è di gran lunga superiore, segno che spesso le preoccupazioni non sono supportate da evidenze scientifiche.
Parallelamente al fenomeno delle autodiagnosi, il mercato dei prodotti “senza”, come quelli senza glutine, lattosio o additivi, è esploso. Sempre più consumatori, anche senza diagnosi mediche di intolleranza, scelgono questi prodotti nella convinzione che siano più salutari.
Il glutine, una proteina presente in grano, orzo e segale, è diventato uno dei principali bersagli. Se è vero che chi soffre di celiachia deve rigorosamente evitarlo, altre persone, senza una diagnosi di celiachia o di sensibilità al glutine, hanno adottato una dieta senza glutine. Gli esperti avvertono che escludere il glutine senza una reale necessità può essere non solo inutile, ma potenzialmente dannoso, poiché può ridurre l’assunzione di fibre e nutrienti essenziali.
Di fronte a sintomi ricorrenti legati al consumo di determinati alimenti, è importante rivolgersi a uno specialista, come un gastroenterologo o un allergologo, per una diagnosi corretta. Gli esperti possono avvalersi di test specifici, come il breath test per l’intolleranza al lattosio o il test di provocazione orale per altre sensibilità.
Una volta diagnosticata un’intolleranza, la strategia migliore è spesso una moderazione degli alimenti problematici, piuttosto che una loro completa esclusione. In alcuni casi, come per l’intolleranza al lattosio, è possibile tollerare piccole quantità di latticini o utilizzare integratori di lattasi per aiutare la digestione.
Un altro aspetto cruciale è mantenere una dieta varia ed equilibrata, che possa garantire l’apporto di tutti i nutrienti necessari, evitando carenze. Il supporto di un dietologo o nutrizionista può essere fondamentale per trovare il giusto equilibrio.
Per concludere, le intolleranze alimentari sono una realtà con la quale molte persone si confrontano quotidianamente, ma è fondamentale saper distinguere tra mito e realtà. L’aumento della consapevolezza è certamente positivo, ma non deve sfociare in autodiagnosi o mode alimentari prive di basi scientifiche.
Affrontare il problema in modo informato e razionale, con l’aiuto di esperti, è il primo passo per migliorare la qualità della vita e preservare la salute senza eliminare niente: sia in termini alimentari che di piacere in una vita ben equilibrata.

