-di RITA BORELLI-
Il ritorno sulle scene di Conversazioni dopo un funerale, opera prima di Yasmina Reza del 1983, apre la stagione 2024-2025 del Teatro Parioli Costanzo, in programma dal 16 al 20 ottobre. La decisione di riportare in vita questo testo, affidandolo alla regia del giovane Filippo Gentile, ha purtroppo rappresentato un’occasione mancata per esplorare in profondità i complessi legami familiari, tema spesso presente nei lavori dell’autrice. Sebbene in altre sue opere la Reza abbia saputo intrecciare con maggiore bravura leggerezza e complessità, in questo suo primo lavoro drammaturgico, a mio parere, la sua scrittura non ha raggiunto la profondità emotiva consueta. I temi centrali – il dolore della perdita, la memoria e i conflitti familiari – sono apparsi poco incisivi, probabilmente penalizzati da una regia che ha mancato di quella sensibilità necessaria per dar vita alla tensione emotiva che pervade il testo. Ciò che avrebbe dovuto risuonare nell’animo dello spettatore è rimasto sospeso, senza mai riuscire a toccare quelle corde che trasformano il dramma in un’esperienza coinvolgente. Il potenziale per una riflessione profonda sui legami familiari e sul significato della perdita è rimasto inespresso, con la sensazione che l’opera non abbia pienamente raggiunto il suo nucleo più autentico.
Conversazioni dopo un funerale racconta la riunione di una famiglia in una casa di campagna, in seguito alla morte del patriarca Simon Weinberg, dove questi ha voluto essere sepolto. Il funerale diventa così l’elemento catalizzante che fa emergere le tensioni ed i conflitti irrisolti tra i tre figli e gli altri membri della famiglia. I dialoghi frammentati ed i silenzi carichi di sottintesi rivelano la complessità dei legami, delle verità nascoste e di ciò che si è sempre taciuto, nonché il difficile confronto con il passato.
Purtroppo, la regia di Filippo Gentile non è riuscita a cogliere nessuna sfumatura sottile della Reza. La sua giovane età ne ha rivelato l’immaturità artistica a confrontarsi con personalità e lavori così evidentemente complessi da richiedere una certa dose di esperienza – culturale e pratica. La lettura proposta ha quindi faticato a trovare coerenza e una visione capace di abbracciarne le peculiarità.
Anche la direzione degli attori è apparsa poco profonda ed incisiva. Il funerale, che avrebbe dovuto fungere da fulcro emotivo della pièce, si è ridotto a un mero pretesto narrativo, senza riuscire a veicolare le emozioni in gioco. Le potenzialità della messinscena, così, sono rimaste in ombra.
Le scelte sceniche, sebbene ambiziose, non hanno contribuito a rafforzare la narrazione. L’alternanza di spazi simbolici – dalla lapide ai viali di campagna, fino al salotto familiare – avrebbe potuto arricchire la trama, ma ha finito per frammentare l’attenzione dello spettatore, indebolendo ulteriormente la riuscita dello spettacolo. E il salotto, da luogo di tensioni che gradualmente arrivano ad esplodere, è rimasto un semplice snodo di passaggio dove nulla di significativo è avvenuto.
Gli attori sono apparsi smarriti proprio perché privi di una guida chiara. Simone Guarany, nel ruolo del figlio maggiore, non ha saputo trasmettere con forza il conflitto interiore tra il peso del passato e il desiderio di liberazione emotiva. Andrea Ottavi e Andrea Venditti, nonostante l’impegno, non sono riusciti a rendere giustizia alla complessità dei loro personaggi.
In sintesi, questo Conversazioni dopo un funerale si è rivelato un tentativo non pienamente riuscito, tanto da parte della Reza che del regista.
TEATRO PARIOLI COSTANZO
16-20 ottobre 2024
CONVERSAZIONI DOPO UN FUNERALE
di Yasmina Reza
con Simone Guarany, Andrea Ottavi, Andrea Venditti, Francesca Antonucci, Valeria Zazzaretta, Lucia Rossi
regia Filippo Gentile

