-di RITA BORELLI-
In un autunno romano avvolto dalla nostalgia dell’estate appena trascorsa e le aspettative di un nuovo inizio di stagione teatrale, Esterino, in scena al Teatro Vittoria dal 10 al 20 ottobre 2024, regala un momento di autentica consolazione e divertimento. Uscire dal teatro con il sorriso sulle labbra, dopo aver vissuto un’esperienza piacevole e profonda, è un privilegio raro.
Frutto dello slancio creativo di Marco Rinaldi, diretto con originalità da Paolo Vanacore, Esterino è un elegante gioco teatrale, dove la risata e la riflessione si alternano con armonia. Lo spettatore si ritrova sospeso tra realtà e sogno. In un panorama teatrale spesso prevedibile, questa commedia emerge come una ventata d’aria fresca, dimostrando come il teatro possa ancora sorprendere, emozionare e divertire senza mai abbandonare la sua profondità.
La storia ruota attorno a Esterino, un bambino di otto anni dall’intelligenza precoce e disarmante, capace di mettere in crisi il mondo degli adulti con le sue domande ingenue e taglienti. Quella che inizialmente sembra una commedia delicata sugli interrogativi infantili, si trasforma ben presto in una riflessione più profonda, quando il giovane protagonista, inconsapevole delle sue azioni, diventa il tragico artefice della morte del nonno, intrecciando in un gioco quasi innocente i fili del destino.
Nonostante possa sembrare tragico, lo spettacolo non indulge mai nel melodramma. Al contrario, Esterino è una sottile, pungente critica al mondo adulto, in particolare all’approccio superficiale con la psicanalisi che, attraverso la figura del Dottor Bellachioma – interpretato con sottile ironia da Roberto D’Alessandro – viene smascherata nella sua incapacità di comprendere appieno l’animo umano. Il dottore, psicologo di dubbia professionalità, rappresenta una società smarrita, pronta a delegare alla scienza ciò che invece appartiene ai sogni, ai sentimenti, a quella sfera intima che, forse, dovrebbe restare nel cuore e nei nostri sogni.
L’interpretazione di Antonello Pascale, che veste i panni del piccolo Esterino, è sorprendente per la sua autenticità. Nonostante il paradosso di un adulto che interpreta un bambino, Pascale non scade mai nella caricatura infantile; al contrario, costruisce un personaggio che brilla per spontaneità e verità, rendendolo al contempo commovente e reale. Al suo fianco, Geppi Di Stasio, nel ruolo di nonno Lello, è un affettuoso e tenero compagno di giochi, la cui presenza aleggia sul palcoscenico anche dopo la sua uscita di scena. Come già anticipato, molto bravo anche Roberto D’Alessandro nel ruolo del Dottor Bellachioma, che arricchisce di sfumature un personaggio apparentemente cinico ma straordinariamente umano. Con abilità, D’Alessandro riesce a suscitare nel pubblico una simpatia inaspettata per un personaggio che, pur non meritandola, finisce per farsi voler bene.
Le scene, firmate da Alessandro Chiti, sono semplici ed evocative e con pochi elementi – una stanza da bambino, un letto, qualche peluche, una finestra aperta sul mondo dei sogni – per creare uno spazio in cui realtà e immaginazione si fondono in un tutt’uno suggestivo. In questo ambiente, il riso e la malinconia convivono, regalando allo spettatore un’esperienza di teatro che, pur nella sua leggerezza, non smette di porre domande. Al centro di tutto rimane il sogno di Esterino: un rifugio alla fatalità della perdita, dove la logica degli adulti non ha potere, e dove persino la morte può essere temporaneamente messa da parte. Non è solo il racconto di un bambino che fatica ad accettare la scomparsa del nonno; ma un percorso sulla capacità umana di riuscire ad esorcizzare la perdita rifugiandosi in spazi segreti, invisibili agli occhi del mondo.
Suggestive le luci di Camilla Piccioni e le musiche delicate di Alessandro Panatteri.
Vanacore dirige con mano esperta un cast che non sbaglia i tempi comici, senza mai perdere di vista la delicatezza dei momenti più intimi. Questo equilibrio rende Esterino non solo uno spettacolo godibile e divertente, ma anche un’opera che spinge a chiedersi: quanto può la psicanalisi – o qualsiasi scienza dell’anima – rispondere realmente ai grandi interrogativi dell’esistenza? E se, invece, la risposta più vera risiedesse nel silenzio, nella semplice accettazione del mistero?
Al termine dello spettacolo, una domanda rimane sospesa: cosa è davvero necessario per crescere e cosa invece possiamo e dobbiamo lasciar andare? Forse, come suggerisce Esterino, solo il coraggio di conservare viva una parte del bambino che non smette mai di interrogarsi, e che sfidando le regole imposte dagli adulti apre le porte ad un dialogo più sincero e vero con noi stessi.
TEATRO VITTORIA,
ESTERINO
dal 10 al 20 ottobre 2024
di Marco Rinaldi
regia Paolo Vanacore
con Geppi Di Stasio, Roberto D’Alessandro, Antonello Pascale
musiche originali Alessandro Panatteri
scene Alessandro Chiti
disegno luci Camilla Piccioni
produzione CMR Project Camera Musicale Romana srls

