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Venere nemica – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Al Teatro Ambra Jovinelli, Venere nemica con Drusilla Foer presenta una dèa inedita, spogliata della sua imperturbabile natura divina e dell’immortalità, restituendoci l’immagine di una dèa originale e umanizzata. Lontana dalla sua consueta aura divina, Venere abbandona l’Olimpo per vivere a Parigi, immersa tra gli esseri umani, con i loro turbamenti, fragilità e passioni. Nella drammaturgia firmata da Giancarlo Marinelli e dalla stessa Drusilla Foer, questa Venere percepisce la propria immortalità come un fardello, rivelando un universo interiore ricco di contraddizioni e un senso di isolamento che la allontana dai sentimenti autentici, benché effimeri, dei mortali.

Ispirato alla favola di Amore e Psiche di Apuleio, lo spettacolo rielabora il mito con ironia e un tocco di commozione, alternando riflessioni amare e leggere, che si snodano tra le complessità delle relazioni familiari e la competizione femminile. Con delicato scherno, la Foer interpreta una madre divorata dal rancore e dalla possessività nei confronti del figlio, sentendosi tradita da Psiche, rivale terrena della sua perfezione divina. Ma ciò che colpisce è come, attraverso sofferenze e debolezze umane, Venere giunga a provare un amore diverso, imperfetto e incondizionato, profondamente umano.

In questo percorso, Venere è accompagnata da una cameriera enigmatica, interpretata con intensità e bravura da Elena Talenti, il cui rapporto con la protagonista alterna complicità e tensione. Le due figure si confrontano in un dialogo continuo che amplifica i temi eterni del desiderio, della competizione e della consapevolezza dolorosa della bellezza che sfiorisce. La Talenti arricchisce lo spettacolo con una presenza scenica sobria ma incisiva, completando il ritratto emotivo e ambiguo della protagonista.

Drusilla Foer riesce a bilanciare dramma e ironia, costruendo una Venere che oscilla tra sacro e profano, tra grandezza divina e miserie umane. La sua interpretazione, pur senza risultare sempre travolgente, conserva una raffinatezza che le consente di incarnare un personaggio sfaccettato, capace di catturare l’attenzione del pubblico anche nei momenti più contenuti. Tuttavia, l’impressione generale è che la narrazione, sebbene suggestiva, non raggiunga sempre quell’intensità emotiva che ci si sarebbe aspettati da una figura mitologica così carica di simbolismo.

La regia di Dimitri Milopulos, sobria ed essenziale, punta i riflettori sulla Foer, lasciandole piena libertà di plasmare il suo personaggio. Questo approccio, pur valorizzando la sua versatilità espressiva, rischia talvolta di lasciare lo spettacolo privo di un ritmo davvero incisivo. Elena Talenti, già citata, offre una controparte affascinante, la cui enigmatica presenza arricchisce l’atmosfera di ambiguità e introspezione.

Le musiche, discrete e ben integrate, aggiungono una dimensione emotiva alla narrazione, conferendo alla trama un tono melodico che a tratti sfiora il registro del musical, senza mai appesantire la scena. Sono un sottofondo che accompagna con grazia il sottile dramma interiore della protagonista.

In definitiva, Venere nemica si distingue per la capacità di avvicinare una figura divina alla fragilità umana, consegnandoci una Venere straordinariamente fragile e vicina, una creatura sospesa tra due mondi che, nella sua vulnerabilità, riesce a toccare corde universali, riscoprendo nell’appena scoperta umanità la sua mai tramontata divinità.

 

TEATRO AMBRA JOVINELLI

dal 13 al 24 novembre 2024

DRUSILLA FOER

VENERE NEMICA 

scritto da Drusilla Foer e Giancarlo Marinelli
Regia Dimitri Milopulos
con la partecipazione di Elena Talenti
Produzione artistica di Franco Godi per Best Sound
Produzione esecutiva e distribuzione Savà Produzioni Creative

 

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