-di RITA BORELLI-
“La vita non è altro che un’ombra che cammina, un povero attore che si dimena e pavoneggia sul palco della sua ora, per poi non essere più udito.” Queste parole di Shakespeare sembrano racchiudere l’essenza de La scortecata, in scena al Teatro Vascello e ispirata a Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. Una fiaba crudele e visionaria, che riflette sul destino umano, sul desiderio di essere visti e amati, e sull’inesorabilità del tempo che dissolve ogni apparenza. Emma Dante firma la drammaturgia e la regia di questo spettacolo, offrendo la rilettura di una delle storie più incisive e taglienti dell’autore, spogliandola di ogni artificio per focalizzarsi sulla potenza del linguaggio, del corpo e della narrazione orale.
Lo spettacolo è un’esperienza che rimane sospesa tra grottesco e sublime, riuscendo a far convivere il crudo realismo della miseria quotidiana con la magia surreale di una dimensione senza tempo. La scenografia ridotta all’essenziale è composta da pochi elementi – due seggioline, una porta sgangherata e un castello in miniatura –, simbolod’un microcosmo di suggestioni, ed evoca con precisione il mondo della fiaba: il vascio (la povera dimora), il regno e il confine labile tra sogno e commedia popolare.
Un aspetto fondamentale dello spettacolo è il rapporto con il testo originale, scritto nel ricco e musicale dialetto napoletano del Seicento. Basile, artigiano della parola, utilizza la sua lingua dialettale per creare un universo in cui la miseria quotidiana si intreccia con l’onirico e il paradossale. Emma Dante riporta questa vivacità linguistica attraverso i gesti, il ritmo e la fisicità degli attori, conservando l’energia del racconto.
Al centro della scena brillano le interpretazioni straordinarie di Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola, a cui sono affidati i ruoli femminili, in omaggio al teatro settecentesco e al tema delle metamorfosi che attraversa la fiaba. I due attori incarnano le vecchie sorelle con una fisicità esasperata, caricaturale, che traduce i segni del decadimento fisico e della rivalità feroce in gesti teatrali di straordinaria potenza espressiva. Ma è nei silenzi, nelle pause che interrompono il ritmo incalzante dei dialoghi, che emerge una profonda umanità, tale da rendere i personaggi più vicini e struggenti nella loro deformità.
La scortecata non è solo una fiaba, ma esplora temi universali e purtroppo quanto mai attuali: l’ossessione per l’apparenza, l’invecchiamento fisico, il disperato bisogno di essere accettati. Temiche oggi trovano un riflesso inquietante nel ricorso al bisturi, simbolo di una società che sacrifica autenticità e salute sull’altare dell’eterna giovinezza. La storia si rivela così una parabola amara sul nostro tempo, dominato dalla paura della senescenza e dal culto dell’immagine che deforma l’umano fino a renderlo grottesco.
La regia della Dante, pur non priva di una certa prevedibilità nel reiterare caratteristiche già consolidate del suo stile, ha il grande merito di dirigere magistralmente la recitazione, orchestrando con precisione il lavoro degli attori e lasciando che siano loro il vero fulcro della narrazione. In questa versione, il finale della fiaba è stato modificato rispetto al testo originale (la vicenda narrata non è che il frutto dell’immaginazione delle due vecchie sorelle per fuggire da loro stesse, dalla loro solitudine e dal peso delle loro vite monotone), offrendo uno spunto di riflessione interessante: quanto si è soli nella vita di tutti i giorni? Come si convive con la propria solitudine e l’accettazione consapevole di chi si è?
Le luci di Cristian Zucaro, con i chiaroscuri alternati a delicate sfumature, e i costumi volutamente dimessi di Emma Dante completano l’opera, enfatizzandone l’ambiguità temporale e amplificando l’atmosfera sospesa. La storia di Basile, pur nella sua reinterpretazione, conserva intatta la sua forza.
Questa Scortecata rimane un’esperienza teatrale potente e provocatoria. Uno spettacolo che, giocando sui contrasti tra crudeltà e tenerezza, tra grottesco e poesia, si imprime nella memoria come una riflessione contemporanea sull’umano e sul mistero inesauribile delle fiabe.
TEATRO VASCELLO
STAGIONE TEATRALE 2024 2025
dal 19 novembre al 1° dicembre
dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17
LA SCORTECATA
liberamente tratto da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile
testo e regia Emma Dante
con Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola
elementi scenici e costumi Emma Dante
luci Cristian Zucaro
assistente di produzione Daniela Gusmano
assistente alla regia Manuel Capraro
produzione Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, e Carnezzeria.
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma

