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Divagazioni e delizie – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Al Teatro Parioli di Roma, dall’11 dicembre, prende vita una pagina di teatro in grado di incantare per il suo insolito fascino.  Daniele Pecci, attore talentuoso, conduce il pubblico in un viaggio nell’anima e nel genio di Oscar Wilde con lo spettacolo Divagazioni e delizie. Non è una semplice rappresentazione, ma un ritratto intenso, una danza di parole e sentimenti che intreccia poesia, ironia e malinconia. Nei panni di Sebastian Melmoth, pseudonimo adottato da Wilde negli ultimi anni della sua vita, Pecci non si limita a interpretare, ma restituisce l’essenza di un uomo complesso, fragile e tuttavia brillante. La regia essenziale ma intensa accompagna una performance ricca di passioni ed eleganza, che non ricalca il mito, ma lo reinventa con mille sfumature. Ne emerge un atto d’amore teatrale che seduce, lasciando il pubblico sospeso tra commozione e stupore.

La genesi del testo ha una storia affascinante. Fu concepito originariamente da John Gay negli anni Settanta e portato in scena nel 1978 dal grande Romolo Valli, per la traduzione elegante e incisiva di Masolino d’Amico. In questa nuova messa in scena, Pecci non nasconde l’ambizione di rinnovare quel materiale, presentando un riadattamento che mantiene intatta la profondità dell’originale ma si arricchisce di sfumature personali e contemporanee.

La narrazione si sviluppa in due atti contraddistinti ma complementari. Nella prima parte, vivace e brillante, si evocano aneddoti, aforismi e racconti che restituiscono il Wilde dei salotti, sferzante e mondano ma ancora capace di incantare nonostante il presagio della decadenza. La seconda parte, invece, affonda nelle pagine del De Profundis, svelandoci un Wilde profondamente umano, segnato dall’amore tormentato per Lord Alfred Douglas, dalla rovina del carcere e dal peso dell’esilio. Qui, la dimensione pubblica dell’artista lascia spazio alla confessione privata, in un crescendo emotivo che Pecci domina con abilità, modulando ogni sfumatura, dal sarcasmo tagliente alla fragilità più disarmante.

La regia di Pecci è calibrata, rispettosa del testo ma anche capace di osare con soluzioni che mantengono viva l’attenzione del pubblico. L’uso degli spazi teatrali, in cui Wilde si confronta con due inservienti/macchinisti, crea un dialogo metateatrale che spezza e arricchisce la linearità della narrazione, rivelando una riflessione amara e ironica sulla condizione dell’artista. Gli interventi dei macchinisti, simbolici e concreti, sono piccoli squarci nella rappresentazione, un monito costante della realtà che incombe.

La scenografia essenziale, impreziosita dai costumi di Alessandro Lai, richiama la Parigi di fine secolo con un’eleganza che riflette il contrasto tra la magnificenza passata e il declino presente di Wilde. Le musiche originali di Patrizio Maria D’Artista sono evocative, ma mai invadenti; accompagnano i momenti di maggiore intensità emotiva, amplificando il senso di perdita e nostalgia senza appesantire il racconto.

Nel complesso, Divagazioni e delizie non è solo un tributo a uno degli intellettuali più straordinari del XIX secolo, ma un viaggio nell’anima di un uomo capace di trasfigurare la propria sofferenza in arte. Daniele Pecci firma un’interpretazione straordinaria, restituendo un Wilde vivo, complesso e profondamente umano, in grado di parlare con forza alla sensibilità contemporanea.

Alla fine dello spettacolo, il pubblico sembra uscire da un sogno in cui passato e presente si sono intrecciati. Non c’è risposta, ma solo una domanda: quanto di Wilde rimane in noi e quanto di noi è già andato perduto? L’esperienza non si esaurisce con l’ultimo applauso; si porta dentro, come una piccola scheggia di vetro che continua a riflettere luce. Forse aveva ragione Nietzsche quando asseriva che “Dobbiamo avere ancora un caos dentro di noi per partorire una stella danzante”.

 

 

TEATRO Il PARIOLI COSTANZO

11 – 22 Dic 2024

DIVAGAZIONI E DELIZIE

di John Gay
traduzione e regia Daniele Pecci
con Daniele Pecci
regista assistente Raffaele Latagliata
costumi Alessandro Lai
musiche originali Patrizio Maria D’Artista
foto di scena Tommaso Le Pera

 

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