Ginger e Fred – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Il tentativo di una rivisitazione innovativa del film di Federico Fellini Ginger e Fred  in programma al teatro Quirino di Roma, dal 16 al 24 Gennaio, con Monica Guerritore nella duplice veste di protagonista  e regista, e Massimiliano Vado è mancata purtroppo di quella genialità ed innovazione che avrebbero potuto elevare questa rappresentazione al livello dell’opera originale.

Nessuna idea caratterizzante e diversa è stata messa in evidenza in questa regia teatrale, senza discostarsi, così, dallo sguardo che Fellini aveva già posto: la falsata raffigurazione della realtà nel mondo contemporaneo ad opera della televisione.

In questo adattamento ogni elemento scenico è stato organizzato per confermare come il presente mistifichi la verità, gettando la sua luce sulle manipolazioni che permeano la società attuale, riaffermando  quindi lo specchio inquietante che Fellini aveva messo in risalto nel suo lavoro, per farci riflettere sulle tattiche ingannevoli che il mondo moderno attua e sulla fragilità della percezione di verità. Tra l’altro, il tema dell’inganno della realtà è stato affrontato nella regia della Guerritore con poca leggerezza ed ironia, rendendo lo spettacolo austero e con toni di gravità che hanno provocato nel pubblico un  grande stato di malinconia.

Il sipario si alza su un palcoscenico avvolto in un’atmosfera polverosa e priva di luce. Solo alcune torce di addetti ai lavori nel fatiscente studio televisivo riescono a penetrare la pesante penombra. La polvere nell’aria rende visibile i contorni di una panca ed i pochi oggetti dimenticati. Un silenzio greve si fa strada, interrotto solo dai sussurri e dai passi di un gruppo di persone che parlano sommessamente.

Il luogo è uno studio televisivo di una delle tante TV commerciali della fine degli anni 70. Qui sarà registrato un programma che sarà trasmesso la sera di Natale. L’emittente è di proprietà di un facoltoso imprenditore che ha ingaggiato, per questa occasione, uno stuolo di sosia di celebrità, ognuno dei quali sogna una ribalta che da sempre gli è sfuggita. Tra i vari aspiranti, c’è una coppia di veri artisti ormai sessantenni. (Pippo Botticella) Fred e (Amalia Bonetti) Ginger, i quali in gioventù avevano raggiunto un grande successo come ballerini di tip-tap. Sono stati invitati ad esibirsi in qualità di ospiti d’onore per regalare lustro alla trasmissione. È l’ennesima amara messa in scena di volgarità di una tv commerciale e della sua altrettanto sciatta pubblicità. Ginger e Fred, icone di un’epoca d’oro, si ritrovano inconsapevolmente in questo mondo irreale. La loro vana speranza di rivivere per una volta la magia di un passato scintillante viene delusa. Tra attese, emozioni contrastanti e rimpianti, l’artefatta rappresentazione svela l’amaro confronto tra la grandezza del passato e la verità distorta del e dal presente. La messa in scena diventa così la riflessione sulla manipolazione del reale nel mondo dello spettacolo, del suo uso e del suo consumo, che sottolinea la fragilità della percezione nella società moderna.

Il sipario di Ginger e Fred  si chiude con un sospiro di delusione collettiva. Lo spettacolo annunciato come un’ode all’eleganza e levità, si rivela privo delle aspettative promesse. Il pubblico accorso, desideroso di assistere a veri numeri artistici di qualità, ha potuto solo osservare un’opera che ha tradito le speranze, lasciando un’eco di potenziale inesploso. La delusione, avvolta in silenzi ed applausi educati, ha creato una scia dietro di sé nella quale la memoria di ciò che avrebbe potuto e dovuto essere, non è stato.

Monica Guerritore, che in precedenti lavori ha dimostrato eccellenti doti attoriali, è apparsa in questo spettacolo poco luminosa e incisiva. Non è riuscita a conferire al suo personaggio quella profondità e spessore richiesto, evidenziando la sfumatura di una performance non convincente. Anche Massimiliano Vado ha contribuito alla mancanza di incisività, forse dovuta al poco tempo a disposizione per la preparazione in quanto ha dovuto sostituire in corso d’opera l’attore principale infortunato.

È stato un vero peccato vedere uno spettacolo dove non viene sfruttato appieno il talento degli artisti. L’augurio è quello di poter apprezzare, in future produzioni, attori che brillino con maggiore intensità, recuperando la vivacità e la professionalità in grado di offrire al pubblico esperienze teatrali più convincenti e gratificanti.

 

Teatro della Toscana
Società per Attori
Accademia Perduta Romagna Teatro
presentano

MONICA GUERRITORE
MASSIMILIANO VADO

GINGER E FRED

di Federico Fellini, Tonino Guerra, Tullio Pinelli

con (in o. a.)
Alessandro Di Somma    Mara Gentile    Nicolò Giacalone    Francesco Godina
Diego Migeni    Lucilla Mininno    Valentina Morini    Claudio Vanni

scenografia Maria Grazia Iovine
costumi Walter Azzini
coreografie Alberto Canestro
light design Pietro Sperduti
regista assistente Leonardo Buttaroni
direttore allestimento Andrea Sorbera

adattamento e regia MONICA GUERRITORE

 

 

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