L’albergo dei poveri – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

È in un contesto storico e sociale della Russia di fine XIX secolo che Gor’kij, detto l’oscuro e il cui vero nome era Aleksèj Maksìmovi? Peškov, ambientò L’albergo dei poveri.

Dramma che offriva lo sguardo su un paese segnato da profonde disuguaglianze sociali e instabilità politica, che l’industrializzazione e lo sviluppo sociale contribuirono a sconvolgere maggiormente, rendendo la classe operaia più povera ed emarginata ed evidenziando la grande disparità esistente tra classi sociali.

La nobiltà di quel tempo esercitava un controllo pressoché totale delle risorse economiche e politiche, mentre il resto della popolazione – compresi i contadini che si riversarono nelle città in cerca di lavoro -, vivevano in condizioni di povertà estrema.

Nelson Mandela molti anni dopo, disse una frase illuminante circa la povertà degli ultimi: “La povertà non è la privazione di beni materiali, ma la mancanza di dignità umana”. È riduttivo infatti considerare la povertà esclusivamente sotto l’aspetto economico, ma deve essere osservata anche dal punto di vista della dignità e dei diritti umani.

Lo spettacolo L’albergo dei poveri in scena al teatro Argentina di Roma con Massimo Popolizio nella duplice veste di attore protagonista e regista, con un talentuoso cast di bravissimi attori e la riduzione teatrale di  Emanuele Trevi, ha messo in evidenza le condizioni disperate e spesso disumane in cui vivevano i poveri emarginati nella Russia di quel momento così come raccontate da Gor’kij.

È la rappresentazione drammatica di un gruppo  eterogeneo di senza tetto, ognuno dei quali raffigura un aspetto della società. Alcuni esempi: il giovane e alcolizzato attore, simbolo di speranza e di  redenzione, oppure il ladro, desideroso di cambiare vita e riuscire a controllare i suoi impulsi, o anche la prostituta interessata solo a se stessa e a come poter riconquistare una sua dignità. E poi su tutti, la figura più enigmatica e misteriosa: il predicatore. Un uomo o forse un messaggero divino, giunto in quel ricovero per caso. La sua presenza aggiunge una dimensione spirituale e morale alla storia Per alcuni di quei derelitti è un angelo, per altri solo un millantatore. Cerca invano di aiutarli ma non riuscirà nel suo obiettivo. Ognuno rimarrà più o meno quel che è, perché è difficile se non impossibile cambiare la propria personalità.

L’opera è una critica severa alle disuguaglianze economiche e sociali della Russia dell’epoca, ed il contemporaneo invito alla compassione e solidarietà verso coloro che vivono ai margini. Con il suo potente realismo e la sua profonda umanità, L’albergo dei poveri è sicuramente un’opera fondamentale del teatro russo e un toccante ritratto della condizione umana.

Massimo Popolizio (il predicatore) si distingue per la sua straordinaria abilità nell’interpretare e dirigere l’opera aderendo al testo originale con precisione impeccabile. La sua performance è stata caratterizzata da una profonda comprensione di  ognuno dei personaggi e delle loro sfumature. È riuscito a trasmetterne ogni emozione con autenticità e intensità. La sua regia riflette un impegno rigoroso, per se stesso e per ognuno dei bravissimi attori  della compagnia.

La combinazione di un talento innato e la dedizione che Popolizio pone in ogni spettacolo ne fa una figura chiave nel modo del teatro,  capace di portare ogni pièce ad un livello superiore.

Un Albergo dei poveri  molto bello e recitato in modo sublime.  L’unica carenza,  è individuabile nella riduzione del testo, da parte di Emanuele Trevi. Mancante di profondità, con poco spazio ad un’esperienza che avrebbe potuto essere arricchita ulteriormente. Fra i tanti spunti di riflessione sui quali Trevi avrebbe potuto lavorare di più: chi può rappresentare, oggi, il predicatore fuori di metafora? Non più un angelo ma, forse, un manipolatore di persone?

 

 Teatro Argentina, 9 febbraio – 3 marzo 2024

Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale

L’albergo dei poveri

uno spettacolo di Massimo Popolizio
tratto dall’opera di Maksim Gor’kij
riduzione teatrale Emanuele Trevi
con Massimo Popolizio
e con Sandra Toffolatti, Raffaele Esposito, Michele Nani, Giovanni Battaglia
Aldo Ottobrino, Giampiero Cicciò, Francesco Giordano, Martin Chishimba, Silvia Pietta, Gabriele Brunelli, Diamara Ferrero, Marco Mavaracchio, Luca Carbone, Carolina Ellero, Zoe Zolferino

 

 

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