-di RITA BORELLI-
Che frustrazione quando le aspettative vengono disattese! Nel teatro della delusione, La locandiera, in scena al Piccolo Teatro Giorgio Strehler di Milano, per la regia di Antonio Latella, e con Sonia Bergamasco si eleva come un’ombra dal potenziale non realizzato.
Daniel Defoe diceva: “Ci sono tre cose in una donna che spesso sconcertano la ragione e confondono la mente: il viso di un angelo, il temperamento di un demone e l’intelligenza di una locandiera”. L’opera di Carlo Goldoni, – tra le più celebrate – è ambientata in una Venezia del XVIII secolo, racconta con un’aria di frizzante allegria e leggerezza le vicende di Mirandolina, una donna intelligente e manipolatrice che sfrutta il suo fascino per controllare gli uomini intorno a lei, come fa con i due nobili: il cavaliere di Ripafratta e il marchese di Forlimpopoli, i quali cercano invano di contendersi il suo amore a suon di regali. Mirandolina gioca con le loro emozioni e vanità, mostrando il suo ingegno e la sua astuzia nell’arte della seduzione, anche se alla fine sposerà il cameriere Fabrizio, – ubbidendo ai desideri paterni -, e soffocando l’amore sbocciato in lei nei confronti del cavaliere di Ripafratta.
L’idea di regia realizzata da Latella è stata purtroppo un tentativo discutibile. L’attualizzazione di far aderire l’opera ad un contesto contemporaneo, senza peraltro individuare un filo logico di connessione (in chiave di metafora) al mondo attuale, ha avuto come unico risultato quello di svilirne l’originale significato, sacrificando il suo spessore e la sua ricchezza sull’altare di una modernità gratuita, a tratti forzata e con scene senza attinenza alla trama e al tema principale. Il voler trasformare ad ogni costo un’opera classica togliendole la sua ambientazione originaria è destabilizzante per lo spettatore che non riesce più a collocarne e comprendere le dinamiche del gioco raccontato. Se lo si fa, e si può e si deve fare, occorre agire sull’individualità dei singoli personaggi ascoltando il non detto attraverso le parole dell’autore inscenato (ce lo ha insegnato Brecht).
A tal proposito, i personaggi anziché essere ritratti con la chiarezza e la profondità volute da Goldoni, sono stati ridotti a dei cliché piatti e superficiali. Mirandolina è apparsa come una donna moderna, vestita con abiti che le lasciavano generosamente scoperte le gambe e senza scarpe. Non ha manifestato le sue astuzie e le sue complessità psicologiche, ma ha raffigurato solo il modello di una donna frivola e senza spessore. L’uso di elementi scenici attuali e addirittura tecnologici, come il laptop e i riferimenti alla musica pop, sono sembrati evidentemente fuori luogo.
In definitiva, se l’intento di Latella era quello di attualizzare La locandiera al ventunesimo secolo, la sua mancanza di un’idea concreta di regia ne ha vanificato l’obiettivo, riuscendo solo a trasformare un classico in una mal fatta parodia.
Anche gli attori più ispirati e talentuosi risentono di una regia debole e poco orientata. È quindi naturale che un artista veda offuscato il proprio talento, non riuscendo ad esprimere il suo potenziale recitativo. Alcuni hanno recitato girando le spalle al pubblico! La stessa Sonia Bergamasco, attrice bravissima e intensa che in altre interpretazioni ha mostrato tutta la sua bravura, nel ruolo di Mirandolina è sembrata impacciata, la sua recitazione è sembrata essere meccanica, incolore (tranne in rari casi nel secondo atto, quando il cavaliere di Ripafratta esterna finalmente i suoi sentimenti), senza riuscire a trasmettere leggerezza e vivacità come il personaggio richiede. A ruota anche l’intera compagnia degli interpreti ha mostrato una recitazione superficiale, non solo sguarnita di sfumature emotive, ma addirittura senza i tempi comici necessari per rendere al meglio Goldoni.
Il teatro ha un grande potere: trasformare i sogni in realtà, e questa è l’enorme responsabilità che registi e artisti dovrebbero concretizzare. Questa Locandiera ha lasciato invece una profonda insoddisfazione perché non è stata né spumeggiante né divertente, non ha fatto sognare né divertire come invece avrebbe dovuto.
Milano – Teatro Il Piccolo
Stagione 2023/2024
20 febbraio-3 marzo
Teatro Strehler
La locandiera
di Carlo Goldoni
regia Antonio Latella
con Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa
dramaturg Linda Dalisi
scene Annelisa Zaccheria
costumi Graziella Pepe
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
assistente alla regia Marco Corsucci
assistente alla regia volontario Giammarco Pignatiello
produzione Teatro Stabile dell’Umbria

Ho assistito l’altra sera alla rappresentazione e sono totalmente d’accordo con la sua recensione. Ho trovato il tentativo di attualizzazione senza senso, addirittura a tratti grottesco; il finale virato in tragedia totalmente campato in aria. Per non parlare dei baci tra attrici/attori, imbarazzanti per la loro incongruità. La Bergamasco a tratti sembrava conscia di non essere al posto giusto. Ma che gli ha fatto a tutti il povero Goldoni?