L’arte della commedia – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

“La vita è una commedia per coloro che pensano e una tragedia per coloro che sentono”. Questa frase di Horace Walpole cattura perfettamente l’essenza de L’arte della commedia di Eduardo De Filippo, il nuovo spettacolo del Teatro Argentina andato sino al 19 Maggio. L’adattamento e la regia sono curati da Fausto Russo Alesi che interpreta anche il ruolo del  protagonista. Accanto a lui, sul palco, un cast di talentuosi attori: David Meden, Sem Bonventre, Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna,Gennaro De Sia, Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Davide Falbo.

L’arte della commedia fu scritta da Eduardo De Filippo nel 1964, un periodo segnato dal boom economico in Italia e caratterizzato da profonde trasformazioni industriali e di modernizzazione. Tuttavia, questo progresso non riuscì a nascondere tensioni e disuguaglianze che dilagavano nella società italiana. Eduardo, sensibile osservatore del suo tempo, non mancò di riflettere tali tematiche nelle sue opere, imprimendo loro una profonda rilevanza e impatto, di cui L’arte della commedia ne è un geniale esempio.

La storia è un’acuta riflessione sul ruolo del teatro nella società e il sottile confine tra realtà e finzione. La vicenda è ambientata in un piccolo paese, e si sviluppa con l’arrivo del nuovo prefetto De Caro, chiamato a confrontarsi con Oreste Campese, direttore di una compagnia teatrale itinerante, colpita dalla distruzione del proprio teatro a causa di un incendio. Campese si rivolge al prefetto per chiedergli  sostegno, ma la richiesta si trasforma ben presto in un dibattito filosofico e sociale sul vero significato del valore dell’arte teatrale. Con fervore, Campese cerca di dimostrare come il teatro sia fondamentale per la vita culturale e morale della comunità, mentre il prefetto considera la questione sotto una luce più pragmatica e burocratica. Campese per dimostrare l’attendibilità della propria tesi, lancia una sfida provocatoria al prefetto: alcuni membri della sua compagnia potrebbero presentarsi a lui fingendosi cittadini comuni con problemi reali. A quel punto, sarà compito del prefetto distinguere se si tratta di veri abitanti o di attori.

L’adattamento e la regia curati da Fausto Russo Alesi per questo spettacolo, impegnativo nel suo confronto con un’icona come Eduardo De Filippo, necessitavano naturalmente di un cambiamento sostanziale. La soluzione adottata è stata quindi l’utilizzo delle tecniche introdotte da Bertolt Brech, e note come effetto di straniamento. Il risultato è stato pertanto un allestimento che ha impiegato scenografie minimaliste, illuminazione debole e non naturalistica e suoni spesso disgiunti dal contesto e dall’azione scenica. L’intervento di un narratore che interrompe il flusso della storia (in sostituzione dei classici cartelli brechtiani) e attori che adottano uno stile recitativo volutamente artificioso. Il tutto con l’obiettivo preciso di consentire al pubblico di sviluppare una visione emotivamente distaccata, collocandosi in tal modo all’opposto della visione di Eduardo: aderente a una recitazione e ad un’idea di spettacolo più vicini alla verità ma mantenendo sempre fermo un aspetto di riflessione e di valutazione critica.

L’intero cast ha offerto una prova di straordinario talento, interagendo con grande attenzione e creando un’armonia scenica palpabile. Meritano una menzione speciale Gennaro De Sia, che ha interpretato un Padre Salvati potente e al tempo stesso spassoso; Filippo Luna, nel ruolo del medico Quinto Bassetti, che ha incantato con la sua intensità interpretativa; e Alex Cendron, nel ruolo del Prefetto, la cui espressività e versatilità hanno brillato, nonostante a tratti i dialoghi risultassero un po’ frettolosi. Infine, Fausto Russo Alesi si è calato con maestria nel difficile ruolo di Oreste Campese, interpretato a suo tempo da Eduardo. Ha dimostrato di possedere grandi doti attoriali, con una versatilità, una mimica e un’inflessione vocale di notevole spessore. Anche se il distanziamento registico operato da Fausto Russo Alesi rispetto all’opera originale è stato marcato ed evidente, lo spettacolo ha assunto tuttavia una dimensione godibile e interessante, dando modo di poter apprezzare il valore di ogni singola performance e regalando  al pubblico un’esperienza teatrale di grande intelligenza.

 

FONDAZIONE TEATRO DI ROMA -TEATRO ARGENTINA

L’arte della commedia

7 – 19 maggio 2024

di Eduardo De Filippo
adattamento e regia Fausto Russo Alesi
con (in ordine di locandina) Fausto Russo Alesi, David Meden
Sem Bonventre, Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna
Gennaro De Sia, Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Davide Falbo

scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Vitaletti
luci Max Mugnai
consulenza per i movimenti di scena Alessio Maria Romano
assistente alla regia Davide Gasparro
assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo
foto di Anna Camerlingo

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Elledieffe 

 

 

 

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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