-di RITA BORELLI-
Nella storica cornice del Teatro Argentina di Roma, dal 23 maggio al 2 giugno fa il suo debutto come regista teatrale Nanni Moretti con lo spettacolo Diari d’amore. Tratto da due opere di Natalia Ginzburg, Dialogo e Fragola e panna, vede come protagonisti Valerio Binasco e Daria Deflorian, accompagnati da Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, e Giorgia Senesi. Moretti ha cercato di fondere i due testi della Ginzburg mettendone in luce gli aspetti comuni che emergono nonostante la loro diversità. Lo spettatore viene condotto nella visione di nuclei familiari disarmonici e di intimità domestiche ormai rassegnate, che mostrano come il conflitto e le ostilità hanno ceduto il passo all’indifferenza, mettendo in luce la miseria emotiva e morale di uomini e donne borghesi. Un ritratto crudo e severo. Ma che, oggi, cosa ci può raccontare di più rispetto a ciò che già sappiamo nel merito?
Non appena si fa buio in sala, gli spettatori si trovano ad ascoltare il dialogo di due persone che sono in un letto e parlano fitto fitto, senza urlare mai. Le loro parole sembrano scivolare via tranquille, ma sono intrise di significati nascosti, che gradualmente ne rivelano le vulnerabilità, le aspirazioni celate e i timori inconfessati. Ogni loro parola e pausa sono cariche di significato ed offrono uno sguardo intimo e profondo sulle loro anime. È lo stesso titolo: Dialoghiad invitarci a prestare attenzione a quei battibecchi che, sebbene sembrino banali, nascondono meschine ipocrisie. In Fragola e panna, invece, ci troviamo di fronte a un altro tipo di quotidiano, dove il titolo dolce e leggero contrasta ampiamente con lo spessore emotivo delle dinamiche familiari esplorate. Qui la vita domestica, con tutta la sua apparente banalità, si trasforma in un palcoscenico di desideri inespressi. I personaggi sembrano rivelare, dietro l’apparente aria di tranquillità, una profonda indifferenza reciproca, incarnando un egoismo sottile che li rende ciechi e noncuranti al destino degli altri.
Le riflessioni evocate dallo spettacolo dipingono un quadro severo della società borghese, rivelando la superficialità dei legami affettivi e il declino inevitabile delle relazioni familiari prive di autenticità e passione di tale classe sociale. Dietro una facciata di rispettabilità e stabilità, il borghese si rivela un coacervo di compromessi, in cui i sorrisi mascherano aspettative non espresse ma ambite. Come Jean-Paul Sartre acutamente osservò in Porta chiusa: “L’inferno sono gli altri”; e in questo contesto la fedeltà si trasforma in un ideale enigmatico, con uomini e donne che navigano un equilibrio instabile tra tentazioni e apparenze. Ogni individuo mantiene una facciata impeccabile mentre custodisce segreti più o meno laidi, rivelando un’alternanza tra autenticità e illusione. Alla fine, la società borghese si rivela come un intricato gioco di maschere, in cui la costante ricerca della perfezione per il mantenimento delle apparenze spesso impedisce il raggiungimento di una vera felicità e, quindi, anche di amare autenticamente così favorendo una prigionia nelle convenzioni.
Nanni Moretti, con la sua regia, sembra che voglia mettere in risalto questo paradosso come se fosse una riflessione critica sul mondo che lo circonda. Un mondo, forse, a lui particolarmente caro e al quale appartiene? La vita borghese, con la sua costante tensione tra l’essere e l’apparire, tra il conformarsi alle aspettative e il desiderio di autenticità, diventa lo specchio in cui ciascuno può riconoscersi e vedere riflesse non solo le vicende dei personaggi delineati dalla Ginzburg, ma anche le nostre stesse contraddizioni e segretezze, e identificare il nostro ruolo in questo gioco di finzioni, ridere delle nostre debolezze e, forse, cercare un briciolo di autenticità in un mondo che troppo spesso la sacrifica sull’altare delle maschere.
Nel contesto della rappresentazione, emerge la presenza di un ensemble di attori che, sebbene possano non essere unanimemente celebrati come dei virtuosi della scena, hanno offerto una prova attoriale di raffinatezza e competenza. Tra questi talenti, spiccano certamente Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli e Giorgia Senesi. La loro recitazione si è distinta per una solida padronanza tecnica e una capacità innegabile di incarnare i personaggi interpretati, dimostrando comprensione dei ruoli e trasmettendo autenticità attraverso gesti misurati, sguardi penetranti (sebbene non così incisivi) e una presenza scenica ben calibrata. Potrebbe essere dipeso, tutto ciò, da precise indicazioni di regia?
La rappresentazione ha purtroppo generato un senso di disincanto per una narrazione prevedibile che ha mancato di afferrare l’attenzione e di stuzzicare l’immaginazione. Ci si è trovati di fronte a un precipitare nell’ordinarietà. E proprio in questo, ormai, sta il limite di alcune opere di Natalia Ginzburg. Ma allora, è lecito chiedersi, laddove non riesce ad arrivare l’autore, perché il regista non ha colmato i vuoti? Strehler, Visconti o Squarzina – si parva licet componere magnis – così facevano.
FONDAZIONE TEATRO DI ROMA
TEATRO ARGENTINA
Fragola e Panna / Dialogo
Diari d’amore
23 maggio – 2 giugno 2024
due commedie di Natalia Ginzburg
regia di Nanni Moretti
con Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi
