Welfare Lear – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Nella splendida cornice Veronese del Bastione delle Maddalene, un tempo antico panificio asburgico ora riqualificato, prende vita dal 10 al 13 Luglio Welfare Lear, uno spettacolo che con perspicacia attualizza la tragica contemporaneità delle dinamiche intergenerazionali attraverso la rilettura del celebre King Lear di Shakespeare.

La drammaturgia, scritta da Andrea de Manincor, che ne è anche l’interprete principale, è guidata dalla direzione artistica di Solimano Pontarollo, nella duplice veste di Edmund.

La pièce esplora le tensioni esistenti tra giovinezza e vecchiaia, potere e declino, ponendo particolare attenzione ai conflitti che emergono da queste dinamiche. Al centro della narrazione, la lotta per il potere e il conseguente abbandono degli anziani che restituiscono le disfunzioni della nostra società contemporanea, riecheggiando alla trama familiare di King Lear. Lo spettacolo è quindi uno specchio dinamico della realtà attuale, dove l’età avanzata viene considerata un peso anziché una fonte di esperienza e conoscenza.

La vicenda mostra le figlie di Lear – Gonerilla, Regana e Cordelia – che incarnano ognuna risposte diverse alla presenza e all’autorità paterna. In particolare, Gonerilla e Regana simboleggiano la ribellione e la poca considerazione e bontà verso colui che le ha generate. Sono mosse da un’insaziabile sete di potere che le conduce a una spietata lotta per il controllo che segna il loro distacco dalle radici di saggezza che incarna Re Lear. Questo allontanamento è identificativo con la nostra attuale società che preferisce l’arroganza della giovinezza alla prudenza dell’esperienza. Cordelia, la più giovane e la più amata da Re Lear, in questa rilettura, appare invece distaccata e apatica alle trame delle sorelle Gonerilla e Regana, pur rivelando verso il padre un sincero sentimento di amore e rispetto. Un ulteriore livello di complessità dato alla trama viene offerto dalla figura di Edmund – figlio illegittimo di Gloucester – che con la sua smisurata ambizione e manipolazione, rappresenta il lato oscuro della lotta per il potere. Egli non solo sfida l’autorità costituita, ma mina anche le fondamenta dei valori familiari e sociali, riproducendo le disfunzioni contemporanee dove la frenesia per il successo individuale prevale sul bene comune. Il ritratto del potere in Re Lear ci mostra come, lacerando le radici della saggezza, trovi spazio solo la devastazione e la follia. Il regno di Lear, un tempo saldo e prospero, viene ridotto a un campo di battaglia fisico e morale, dove brutalità e tradimento sovvertono ordine e giustizia. Metafora anche questa della nostra attuale società, in cui l’ambizione incontrollata e la mancanza di rispetto verso gli esseri umani in genere, e degli anziani in particolare, portano solo disordine e desolazione crescenti.

Andrea de Manincor, nel ruolo di Lear, ha offerto una buona prova attoriale. La sua interpretazione è stata un viaggio nella psiche di un re ormai decaduto e intrappolato su una sedia a rotelle, incapace di reagire e avviato verso la china della follia. Il Fool, interpretato da un bravo Riccardo Bodini, funge da specchio deformante riflettendo la tragicommedia dell’esistenza umana e amplificando il senso di smarrimento e disperazione.

Le scene, progettate da Simone Tessari, e i costumi curati da Beni Montresor, rielaborati da Caterina Duzzi, hanno contribuito a creare un’atmosfera tormentata, dove il tempo della memoria di re Lear si condensa e si espande, imprigionando personaggi e pubblico in un presente di riflessione e dolore. Il titolo Welfare Lear ben si addice alla nostra società, incapace oramai di abbracciare la vecchiaia considerandola un fardello da evitare e rifiutare invece che un dono di memoria e saggezza da far proprie.

In conclusione, Welfare Lear è un’opera che, pur rispettando l’originale shakespeariano, riesce a rielaborarlo facendolo dialogare con le ansie, le disfunzioni e le sfide del nostro tempo. È una riflessione provocatoria sulla natura del potere, della memoria e sulla necessità di una nuova relazione con la vecchiaia in un mondo che via via è sempre più frammentato e violento. Un’esperienza teatrale che stimola il pubblico portandolo a confrontarsi con le proprie paure e soprattutto con le sue tante, troppe contraddizioni.

 

Verona – Bastione delle Maddalene

Dal 10.07 al 13.07

 

WELFARE LEAR

Ovvero come sopravvivere in vecchiaia alla tassa di successione e vivere più o meno felici, forse | Casa Shakespeare

 

Da King Lear di W. Shakespeare
drammaturgia e adattamento di Andrea de Manincor
con  Andrea de Manincor, Riccardo Bodini, Sabrina Modenini, Giulia Cailotto, Giulia Lacorte, Solimano Pontarollo
regia di Solimano Pontarollo
aiuto regia Beatrice Zuin
assistente alla regia Yanis Ndoye
scene di Simone Tessari
costumi disegnati da Beni Montresor
realizzati da Sartoria Fiore Milano
rielaborati da Caterina Duzzi
disegno luci di Francesco Bertolini
grafiche di Elisa Toniolo
ufficio stampa Maya Amenduni
comunicazione Sarah Canzanella – Amministrazione Letizia Fine
coproduzione ETV (prima nazionale)

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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