Portare indietro quelli che sono nati indietro: inchiesta a Padova

di Francesca Vian –

Trecento cittadini a difesa dei cittadini immigrati. Portare indietro quelli che sono nati indietro: inchiesta a Padova.                              

Pietro Nenni ha testimoniato per tutta la vita di “portare avanti quelli che sono nati indietro”. Ma  l’amministrazione comunale di Padova  sta portanto ancora più indietro quelli che sono nati indietro (cioè nei paesi più indietro del mondo sui diritti), senza delibere e senza trasparenza. E chi se ne accorge?

Questa volta trecento cittadini se ne sono accorti, hanno firmato un comunicato stampa, e si stanno impegnando per il bene pubblico.

La parte lesa sono gli immigrati neoarrivati di prima generazione. Sono appena approdati: non sanno la lingua e non sanno orientarsi.

Fortunatamente esistono i CPIA, scuole statali per loro.

A Padova i neoimmigrati stanno all’Arcella in 12.000 (su 40.000 abitanti), per i minori costi, la forte mobilità abitativa, la vivibilità del quartiere (organizzato intorno alla pietra dove  Sant’Antonio ha appoggiato il capo, negli ultimi istanti di vita).

Vi sono africani della costa occidentale, asiatici della penisola indiana (che hanno territori dove il 40% degli adulti sopra i 15 anni non sa leggere e scrivere e in uno stato il 70%, dati ONU) e altri.

Gli studenti del CPIA sono tutti di prima generazione e si sono dunque formati nei loro paesi di origine, anche in quelli dove l’investimento per la formazione è l’ultimo pensiero del governo. Dal punto di vista dell’istruzione, si tratta di persone, che – mediamente – sono nate laddove è sistematico negare il diritto umano alla scuola, nei paesi più “indietro” del mondo sui diritti, con esclusione anche digitale. Necessitano di istruzione molto più che di lavoro, e in taluni casi, solo la scuola può permettere loro di includersi e di non rischiare la vita.

Una politica durata lo spazio di un mattino

Nel 2018 il Comune delibera di ristrutturare un edificio dismesso in mezzo al quartiere Arcella per il CPIA Arcella, dopo anni in cui la scuola vive un forzato pellegrinaggio di scuola in scuola, senza una sede stabile. L’1 dicembre 2022, quattro anni dopo, il Comune consegna i locali della scuola al CPIA, in co-gestione  con una cordata di imprenditori del sociale con milioni di euro di fatturato (che hanno vinto un bando che bisogna rispettare). L’idea della cogestione era buona: tutte le scuole dovrebbero aprire le porte al territorio e molti problemi sociali migliorerebbero di colpo.

La propaganda che porta il sindaco Sergio Giordani ad essere rieletto nel 2022 veleggia sopra i lidi della scuola agli immigrati e della centralità dell’inclusione.

Il CPIA lavora all’Arcella per un anno e mezzo, e fa lezione a centinaia di immigrati, portandone davvero moltissimi all’emancipazione culturale e lavorativa.

Estate 2024 tutto da rifare

Nell’estate 2024, dopo un milione di euro spesi per ristrutturare il palazzo, nonostante le delibere assegnino la sede in via definitiva al CPIA Arcella, con tanto di codice meccanografico al ministero, il Comune allontana la scuola statale per gli adulti, addirittura in due sedi fuori dall’Arcella, in quasi assoluta segretezza e senza delibera. Chi se ne avvantaggia?

Molti studenti non saranno più nelle condizioni di studiare, come risulta dalle loro testimonianze.

Il 7 agosto 2024 esce un’inchiesta nella stampa locale, firmata dal giornalista Felice Paduano, che rivela l’operazione gravemente lesiva del diritto degli immigrati; le due assessore del comune Cristina Piva e Francesca Benciolini reagiscono, nel corso della stessa mattinata, con un comunicato che rende pubblica l’operazione, adducendo motivazioni che non giustificano il trasferimento. Gli spazi concessi non sono maggiori, né in funzionalità, né in quantità, né in qualità. 3 aule in centro e 3 piccoli spazi da ristrutturare in periferia, senza trasporti alla sera.

Gli altri responsabili, che le due assessore tentano di coinvolgere (o di travolgere) nel loro processo decisionale, non hanno la competenza e non possono superare le delibere vigenti, i particolare quella del 2020 che assegna inequivocabilmente 7 spazi al CPIA, di cui 6 in cogestione.

Portare indietro quelli che sono nati indietro? Mai.

Oltre a 300 cittadini, si spendono i politici più sensibili: alcuni membri della Consulta di quartiere Arcella si offrono di mediare con la giunta, alcuni consiglieri comunali di diversi orientamenti politici protestano duramente nella stampa e nelle televisioni; altri lavorano coi colleghi per dare voce agli immigrati.

Agli studenti non rimane che appellarsi al sindaco Sergio Giordani, con molte lettere e con le loro testimonianze, e attendono con fiducia.

Siccome la scuola, stando alle delibere, non può essere allontanata, le due assessore mantengono nella sede soltanto il locale della segreteria, sfavorendo ancora di più gli studenti. Il piccolo istituto si fa in tre.

Portare indietro quelli che sono nati indietro: no.

Gli aspetti paradossali

Ricapitoliamo gli aspetti paradossali: 1) si chiude la scuola degli immigrati dentro il quartiere degli immigrati; 2) si chiude una scuola senza atti formali e contro gli atti che sono attualmente in essere; 3) un ente locale danneggia lo Stato e sono favoriti coloro che stanno ora occupando gli spazi del CPIA (danneggiando così anche la loro immagine); 4) si occulta l’esproprio mantenendo formalmente una piccola segreteria; 5) la ristrutturazione dell’intero palazzo nasce come edilizia scolastica per il CPIA e, ora, dopo solo 1 anno e mezzo, proprio il CPIA viene mandato via; 6) non è possibile provare con i fatti le dichiarazioni degli amministratori.  La documentazione.

Coloro che ancora credono che il compito della politica sia di portare avanti quelli che sono nati indietro possono inviare una email a 1990kamarasekou@gmail.com, per aggiungersi ai Trecento, o per collaborare contro questo atto di esclusione sociale, di superficialità verso il diritto umano della Scuola, negato specialmente alle donne e a chi non ha possibilità di muoversi nel territorio: “L’istruzione non è né orientale né occidentale: l’istruzione è umana” (Malala Yousafzai).

francescavian@gmail.com (immagine mia con IA)

francescavian

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