Il nuotatore di Auschwitz – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

“Chi ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come.” Con queste parole, Friedrich Nietzsche riassume perfettamente l’essenza dell’opera di Viktor E. Frankl, psichiatra e padre della logoterapia,sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti. Ed è da questa profonda intuizione che prende avvio Il Nuotatore di Auschwitz, lo spettacolo che inaugura la stagione 2024/2025 del Teatro Parioli Costanzo. Scritto e diretto da Luca De Bei, l’opera intreccia i destini di Alfred Nakache, leggendario nuotatore ebreo deportato ad Auschwitz, e di Frankl, in un racconto che esplora la resistenza dell’animo umano dinanzi all’orrore.

Raoul Bova, unico interprete di questo reading, da voce e corpo ad entrambi i protagonisti. Da un lato, Nakache, atleta di fama mondiale nato e vissuto in Algeria ma naturalizzato francese, che affronta l’abisso del lager con una straordinaria forza fisica e mentale; dall’altro, Frankl, che con la sua riflessione esistenziale ci invita a cercare significato persino nella sofferenza più estrema. Due percorsi apparentemente opposti, ma profondamente connessi, che delineano una duplice risposta al male: l’azione concreta e istintiva di Nakache e la riflessione spirituale e analitica di Frankl. Il loro incontro, reale o simbolico, si trasforma in un dialogo silenzioso e potente, capace di trascendere il tempo e lo spazio.

Le scelte registiche di Luca De Bei sono sobrie ma di grande efficacia visiva. L’essenzialità della scena, costruita attorno a linee di luce che evocano corsie di piscina e rotaie ferroviarie, suggerisce un universo sospeso, dove il mondo materiale lascia spazio ai paesaggi interiori. Le proiezioni in bianco e nero di Marco Renda amplificano questa dimensione simbolica, mentre le luci di Marco Laudando trasformano il palco in un luogo dove il reale si fonde con il metafisico. Le musiche di Francesco Bova, con tonalità delicate e talvolta dissonanti, sottolineano le emozioni con discrezione, avvolgendo lo spettacolo senza mai sovrastarlo.

Raoul Bova offre una performance intensa e sfumata, evitando ogni trappola retorica. La sua fisicità, alimentata dalla personale esperienza di atleta, conferisce autenticità al personaggio di Nakache, rendendolo credibile e profondamente umano. Parallelamente, la sua interpretazione di Frankl riflette un’intensa introspezione, facendo emergere la dimensione filosofica e spirituale del racconto.

Il nuotatore di Auschwitz non è solo una narrazione storica, ma un’opera che invita a un’introspezione profonda. Il messaggio che trasmette è universale: anche di fronte al dolore più indicibile, l’essere umano può scoprire un senso, una ragione per continuare a vivere e sperare. È un richiamo alla vita, alla capacità di trasformare la sofferenza in crescita, di preservare la dignità persino di fronte all’annientamento, e di trovare un significato anche nel dolore.

Al termine, quando le luci si spengono e l’eco delle ultime parole si dissolve, ciò che rimane nello spettatore è una verità profonda: la sofferenza, se accolta e compresa, può diventare un ponte verso la consapevolezza. Il nuotatore di Auschwitz è un richiamo alla vita, alla capacità di rigenerarsi anche dopo le esperienze più devastanti e alla potenza inesauribile della speranza. Un’opera che commuove, illumina e lascia un segno indelebile, ricordandoci che persino nel buio più profondo può ardere una fiamma inestinguibile.

 

TEATRO PARIOLI COSTANZO

27 novembre | 8 dicembre 2024

RAOUL BOVA

in

IL NUOTATORE DI AUSCHWITZ

testo e regia di Luca De Bei

Ispirato alla vera storia di Alfred Nakache e al libro “Uno psicologo nei lager” di Viktor E. Frankl

Disegno Luci – Marco Laudando

Contributi video- Marco Renda

Musiche originali – Francesco Bova

Aiuto regia – Barbara Porta

Produzione Il Parioli e Enfi Teatro

 

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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