Il canto della sirena – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Le fiabe sono specchi universali che riflettono sogni, paure e desideri senza tempo. Il canto della sirena, diretto da Emma Dante e liberamente tratto da La sirenetta di H.C. Andersen, in scena al teatro Vascello, si distacca dalla narrazione originale per indagare temi profondi come l’identità, il sacrificio e l’alienazione. Non è solo una storia d’amore impossibile, ma una potente riflessione su cosa siamo disposti a perdere per inseguire un ideale. È lo specchio di una contemporaneità in cui il prezzo per essere accettati può significare anche la perdita di sé stessi.

È la storia di Agnese, la più giovane di sei sorelle sirene, che vive immersa nella bellezza del mare ma sogna la terraferma, un mondo che idealizza come un luogo di libertà e possibilità. La sua vita cambia quando una notte, durante una tempesta, salva un principe umano da un naufragio e se ne innamora perdutamente. Agnese è disposta a tutto pur di stargli accanto, e si rivolge alla strega del mare, chiedendole di trasformarla in una donna. Per questa trasformazione dovrà però pagare un prezzo altissimo: rinunciare alla sua voce, simbolo della sua essenza più profonda. La metamorfosi, però, non le garantirà il lieto fine. Se ilprincipe non ricambiasse il suo amore, Agnese sarebbe destinata a dissolversi in schiuma di mare.

In questo spettacolo Emma Dante amplifica la figura della strega, trasformandola in un’allegoria della superficialità e del tradimento dell’umanità nei confronti dell’amore autentico. Non è solo una figura antagonista, ma il riflesso delle contraddizioni umane: l’avidità, l’incapacità di riconoscere il valore del sacrificio e la tendenza a corrompere ciò che è puro. In questo senso, la strega diventa pertanto un simbolo spietato e complesso, capace di incarnare le dinamiche di compromesso e perdita che la fiaba stessa esplora.

L’interpretazione di Viola Carinci nel ruolo di Agnese è il cuore palpitante dello spettacolo: il suo silenzio è eloquente, e il suo corpo narra con intensità il dolore e la bellezza della trasformazione. Accanto a lei, Davide Celona e Stephanie Taillandier arricchiscono la scena con una fisicità vibrante e armoniosa, creando un universo condiviso fatto di gesti e tensioni.

La regia essenziale e visionaria della Dante amplifica il significato di ogni dettaglio. Le luci di Cristian Zucaro creano un’osmosi tra il mondo liquido del mare e la solidità della terraferma, accompagnando le trasformazioni emotive della protagonista. L’assenza completa di elementi scenografici lascia spazio all’immaginazione dello spettatore, che è invitato a riempire i vuoti ponendosi domande e riflessioni.

Tuttavia, nonostante la ricchezza simbolica e poetica messa in scena, viene da chiedersi se i piccoli spettatori, cui lo spettacolo era anche destinato, abbiano potuto seguire con facilità una rielaborazione così adulta e densa di significati e sfumature. La fiaba, già nella sua forma originale, porta con sé un carico di ambiguità e temi profondi, e questa rielaborazione teatrale ne esalta ulteriormente le stratificazioni. Forse, nel desiderio di offrire una lettura più matura, si è rischiato di attenuare quell’immediatezza che spesso cattura l’immaginazione dei più piccoli. Una riflessione che invita a interrogarsi sull’equilibrio tra profondità e accessibilità, quando si rielaborano fiabe destinate anche ad un pubblico di adolescenti.

Il canto della sirena non offre consolazione: il sacrificio di Agnese lascia un silenzio che riecheggia ben oltre il finale. È una storia che ci invita a interrogarci se sia giusto sacrificarsi del tutto per amore o per essere accettati. E, se lo facciamo, cosa rimane di noi? La sirena di Emma Dante non smette di cantare anche nel suo silenzio, perché la sua voce si fa domanda aperta, che accompagna lo spettatore come un’eco, sfidandolo a confrontarsi con i propri desideri e compromessi. Una fiaba che diventa specchio della contemporaneità, dove il prezzo dell’appartenenza può essere la perdita di sé stessi.

TEATRO VASCELLO

23-24-30 novembre e 1° dicembre

IL CANTO DELLA SIRENA

liberamente tratto da “La Sirenetta” di H.C. Andersen

testo e regia Emma Dante
con Viola Carinci, Davide Celona, Stephanie Taillandier

Luci Cristian Zucaro

Coordinamento e distribuzione Daniela Gusmano

Produzione Atto Unico / Sud Costa Occidentale

fondazione nenni

Via Alberto Caroncini 19, Roma www.fondazionenenni.it

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