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I PARENTI TERRIBILI – recensione teatrale

-di RITA BORELLI-

 

Quando un tema duro e aspro viene trattato con intelligenza e sensibilità, il risultato è sorprendentemente godibile, rivelandosi una riflessione sulla natura umana, senza scadere tuttavia nella banalizzazione. È questo il caso di Parenti terribili di Jean Cocteau, portato in scena da Filippo Dini al Teatro Quirino Vittorio Gassman. Qui i vincoli familiari, che dovrebbero rappresentare il rifugio più sicuro, si rivelano invece il luogo più insidioso, trasformandosi in uno specchio di affetti tossici e segreti inconfessabili. La messa in scena bilancia crudeltà e leggerezza, consentendo al pubblico di immergersi in un universo claustrofobico, dove amore e distruzione si intrecciano in un abbraccio fatale.

La trama si sviluppa attorno a una famiglia borghese intrappolata in un intricato mondo di passioni e rivalità, dove ogni relazione svela i suoi lati più oscuri e complicati. Michel, giovane e ingenuo, annuncia ai genitori di essersi innamorato di Madeleine, una donna più matura e affascinante. Quella che sembra una storia d’amore innocente, diventa il detonatore di una serie di sconvolgenti rivelazioni: Madeleine è l’amante di Georges, padre di Michel, che si ritrova a competere con il figlio per l’amore della stessa donna. Questo intreccio alimenta ulteriormente l’instabilità familiare, trascinando ogni personaggio in una spirale di ossessioni e conflitti. Yvonne, madre fragile e possessiva, sprofonda in un’ossessione che la consuma, mentre Léonie, sorella di Yvonne e zia di Michel, manipola con sottile maestria le dinamiche tra i membri della famiglia. Ex fidanzata e ancora innamorata di Georges, Léonie vive sotto lo stesso tetto, condizionando con la sua rete di influenze e segreti la vita degli altri. La casa, si trasforma così in un’arena in cui passioni e tensioni si scatenano senza via d’uscita.

Al centro di questa macchina drammatica, Filippo Dini, nel doppio ruolo di regista e interprete di Georges, tratteggia il suo personaggio come l’antitesi tra desiderio e colpa, un ritratto che riflette le ambiguità dell’animo umano. Accanto a lui, Milvia Marigliano nel ruolo di Léonie incarna magistralmente la donna manipolatrice, calcolatrice, amplificando le tensioni e diventando il nodo irrisolvibile delle passioni familiari. Ma è davvero l’intero ensemble a offrire interpretazioni impeccabili, ognuna contribuendo a definire con precisione le dinamiche della vicenda senza mai sovrastare l’altra, e lasciando che il cuore narrativo ed emotivo si concentri sui protagonisti, come giustamente richiede il testo.

La regia di Dini è rigorosa, ma allo stesso tempo audace. Onora la struttura classica di Cocteau, rinnovandola con un tocco di modernità.  Con cura maniacale si occupa del linguaggio corporeo, dove ogni gesto e silenzio diventano carichi di tensione, raccontando più di mille parole. È un dramma che vive nella fisicità del dolore, dell’amore materno che si fa ossessione e della sensualità usata come strumento di potere, elementi che rendono Cocteau singolarmente contemporaneo.

La scenografia di Maria Spazzi, minimalista ma intensa, riflette il senso di claustrofobia della famiglia, rivelando i segreti inconfessabili dei protagonisti. Le luci di Pasquale Mari giocano con i chiaroscuri, amplificando le inquietudini interiori dei personaggi, mentre le musiche di Massimo Cordovani intensificano la tensione emotiva. I costumi di Katrina Vukcevic delineano con precisione i personaggi, mettendo in luce le loro contraddizioni e la frattura tra l’apparenza e la realtà.

Il finale, privo di ogni consolazione, mette a nudo l’irrefrenabile fatalità del destino umano. Come protagonisti di un mito moderno, i personaggi si avviano verso un epilogo che li sovrasta e li annienta, spingendo lo spettatore a interrogarsi: siamo davvero padroni del nostro destino, o prigionieri delle nostre stesse passioni e desideri nascosti? Eppure, nonostante la durezza dei temi trattati, lo spettacolo ha saputo intrattenere, regalando momenti di leggerezza e coinvolgimento. Gli applausi meritatissimi del pubblico non sono solo un omaggio alla bravura degli attori, ma anche un riconoscimento a una regia ispirata, capace di equilibrare con maestria il dolore e il divertimento.

Teatro Stabile del Veneto Teatro Nazionale
Fondazione Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale
Fondazione Teatro di Napoli Teatro Bellini
Teatro Stabile Bolzano
presentano

FILIPPO DINI

I PARENTI TERRIBILI

di Jean Cocteau
traduzione Monica Capuani
con
Milvia Marigliano, Mariangela Granelli, Filippo Dini, Giulia Briata, Cosimo Grilli
regia FILIPPO DINI

scene Maria Spazzi
costumi Katrina Vukcevic
luci Pasquale Mari
musiche Massimo Cordovani
assistente alla regia Alma Poli
assistente scene Chiara Modolo
assistente volontario Gennaro Madonna
direttore di scena Federico Paolo Rossi
macchinista Nicola Baldini
elettricista Gianluca Quaglio
fonico Andrea Lambertucci
sarto Gabriele Coletti
foto e video Serena Pea
amministratrice di compagnia Federica Furlanis

personaggi ed interpreti
Yvonne / Mariangela Granelli
Léonie / Milvia Marigliano
Georges / Filippo Dini
Madeleine / Giulia Briata
Michel / Cosimo Grilli

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