-di RITA BORELLI-
Alcuni spettacoli non si limitano a prendere vita sul palco: diventano riflessi impietosi nei quali, spesso ed a malincuore, finiamo per riconoscerci. Migliore, testo iconico di Mattia Torre in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 15 gennaio, è uno di questi rari esempi. Interpretato magistralmente da Valerio Mastandrea, lo spettacolo trasforma Alfredo Beaumont in un emblema della nostra società: un uomo qualunque, gentile e remissivo, travolto dalla spirale del successo a ogni costo. Con una regia che scava nell’introspezione e una scenografia ridotta all’essenziale, l’opera colpisce con una combinazione unica di ironia tagliente e profondità disarmante.
La parabola di Alfredo è tanto individuale quanto collettiva. All’inizio, lo troviamo come un’ombra tra le ombre, un personaggio docile e accomodante che sembra destinato a rimanere ai margini della scena sociale. Tuttavia, un incidente stravolge completamente il suo percorso: Alfredo si scopre spregiudicato, freddo, implacabile. Paradossalmente, è proprio questo cambio radicale a renderlo vincente. Torre disegna con lucida ferocia una parabola moderna in cui il cinismo è la moneta corrente e la brutalità è ricompensata.
Non è solo la storia di un uomo, ma uno spaccato del nostro tempo, in cui essere “migliori” equivale spesso a calpestare gli altri. Alfredo diventa così il ritratto brutale di ciò che potremmo diventare, un monito travestito da immagine riflessa. In questo, l’opera offre un parallelismo interessante con il personaggio di Ugo Fantozzi, l’emblematico antieroe creato e interpretato da Paolo Villaggio. Se Fantozzi incarna l’uomo qualunque schiacciato dalle angherie di un sistema spietato, Alfredo è l’uomo qualunque che decide di adeguarsi a quel sistema, abbandonando la propria umanità per vincere. Mentre Fantozzi resta vittima eterna, Alfredo è la vittima che sceglie di diventare carnefice. Questo ribaltamento, intriso di paradossi morali, è ciò che rende Migliore così attuale e disturbante.
La regia, fedele alla visione di Torre, esalta l’eleganza feroce del testo attraverso un uso sapiente di luci e ombre. La scenografia minimalista diventa metafora del mondo interiore di Alfredo: un luogo di contraddizioni e abissi inesplorati. In questo contesto, la performance di Mastandrea splende per precisione e profondità. Il suo Alfredo è al tempo stesso disarmante e inquietante, umano e mostruoso nella sua escalation di perfidia e cinismo. L’arte della sottrazione è il cuore della sua interpretazione: ogni gesto, pausa, sguardo amplificano il peso emotivo della narrazione, trascinando il pubblico in un viaggio inquietante dalla mediocrità alla spregiudicatezza. La capacità di Mastandrea di alternare comicità e dramma profondo rende lo spettacolo un’esperienza totalizzante.
La forza di questa produzione risiede nella sua capacità di affrontare temi complessi senza mai cadere nel didascalico. L’ipocrisia sociale, il valore della gentilezza, il prezzo della mediocrità sono elementi esplorati con profondità e intelligenza. Le pause studiate, il vuoto scenico che amplifica il dramma, la densità emotiva che pervade ogni battuta – tutto converge in un’esperienza teatrale che scuote e interroga.
Al termine dello spettacolo, lo spettatore si trova inevitabilmente a fare i conti con le proprie scelte, i propri compromessi, le maschere che indossa per sopravvivere in un mondo che premia l’opportunismo. Migliore non offre risposte, ma è un modello che non perdona. Ci ricorda che essere davvero migliori non significa vincere sugli altri, ma scegliere chi vogliamo essere. Come suggeriva Kierkegaard, “La vita può essere compresa solo all’indietro, ma va vissuta in avanti”, perché ogni scelta ci definisce e ci guida, anche quando il prezzo da pagare è alto. E questa consapevolezza, spietata e necessaria, è il lascito più prezioso di uno spettacolo che non dimenticheremo facilmente.
TEATRO AMBRA JOVINELLI
dal 16/01/2025 al 04/02/2025
VALERIO MASTANDREA
MIGLIORE
scritto e diretto da Mattia Torre
Produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
ROMA (RM)
ITALIA
